C’è stato un silenzio speciale oggi all’Auditorium dell’Istituto Omnicomprensivo “N. Scarano” di Trivento. Non il silenzio dell’indifferenza, ma quello dell’ascolto attento, della riflessione profonda. Quel tipo di silenzio che si crea solo quando le parole toccano l’anima. A creare quell’atmosfera carica di emozione e impegno civile è stato Don Luigi Ciotti, testimone autentico della lotta alle mafie, fondatore del Gruppo Abele e dell’associazione Libera. Non un semplice sacerdote, ma una delle voci più forti, coerenti e luminose del nostro tempo.

Davanti a una platea di studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado e del liceo delle scienze applicate, Don Ciotti non ha tenuto una conferenza: ha intessuto un dialogo vero. Le sue parole, dense, umili e potenti, hanno rotto ogni distanza generazionale, trasformando quell’incontro in una vera esperienza educativa, fuori dai confini della didattica tradizionale.

«Conoscenza. Consapevolezza. Corresponsabilità». Tre parole, tre pilastri su cui costruire un futuro diverso. Con questi termini Don Ciotti ha guidato i ragazzi in un percorso che li ha spinti a interrogarsi su cosa significhi davvero essere cittadini. “Conoscere è il primo passo per non aver paura. Se conosciamo, possiamo scegliere. E se scegliamo con consapevolezza, diventiamo responsabili. Insieme. Perché la forza vera è nel noi». Con emozione ha ricordato il sacrificio dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e soprattutto delle loro scorte. Ha nominato uno a uno gli agenti morti con loro, come Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Emanuela Loi. «Erano giovani, come voi. Erano lo Stato. Non dimentichiamoli mai». A chi gli ha chiesto se ha paura, Don Ciotti ha risposto con la serenità di chi ha fatto della sua vita una missione: «La mafia fa paura, sì. Ma io non sono solo. Dietro di me ci sono migliaia di persone, c’è un noi che cammina unito. E la forza del gruppo è più grande di qualunque minaccia».

La mafia in Molise esiste. Ed è invisibile, ma reale. Con coraggio e verità, Don Ciotti ha parlato anche del Molise, troppo spesso considerato estraneo a certi fenomeni. «Proprio ieri è stato pubblicato un censimento sulle infiltrazioni mafiose nella regione. Ci sono. Silenziose, ma presenti: negli appalti, nel traffico di stupefacenti, nell’usura. Chi pensa che le mafie siano solo un problema del Sud o delle grandi città si sbaglia. Servono occhi aperti, mente critica e cuore saldo».

Per il Dirigente Scolastico, Giuseppe Natilli, è stata una giornata memorabile: «Don Ciotti ci ha fatto un dono immenso. Non solo per la sua presenza, ma per l’intensità del messaggio che ha portato. I nostri studenti hanno vissuto una vera esperienza destrutturata, autentica, in cui hanno compreso che alla loro età anche un piccolo gesto, una scelta giusta, può diventare un seme di legalità. Questo è il senso profondo dell’educazione: generare coscienze. La conoscenza è l’antidoto alla paura, e oggi ne abbiamo avuto prova».

Fondamentale è stato il contributo di Don Alberto Conti, Direttore della Caritas Diocesana di Trivento, che ha reso possibile questo incontro. Una sinergia che dimostra quanto sia importante lavorare insieme, tra scuola, Chiesa, istituzioni e territorio, per offrire ai giovani occasioni vere di crescita.

Don Ciotti non si è limitato a lanciare messaggi: ha fatto inviti concreti. Il 10 giugno incontrerà nuovamente i ragazzi presso la Caritas Diocesana. Il 28 agosto, a Castelguidone, ha espresso il desiderio di incontrare personalmente tutti i giovani che vogliono avvicinarsi a Libera, per iniziare un cammino di partecipazione attiva. Un nuovo seme, che forse proprio oggi ha iniziato a germogliare.