Quando il più importante quotidiano della regione ti dedica un’intera pagina, significa che il tema è diventato impossibile da ignorare. È quello che è successo oggi con “Il Centro”, che nell’edizione odierna ha posto sotto i riflettori la vicenda dell’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone, trasformandola definitivamente da questione molisana a problema che riguarda da vicino l’Abruzzo.

“L’ospedale di Agnone ‘vietato’ agli abruzzesi“: questo il titolo con cui il quotidiano ha rilanciato una battaglia che ora approda ufficialmente nella Quinta Commissione consiliare della Regione Abruzzo. Non più una vicenda “degli altri”, ma un caso che tocca direttamente migliaia di cittadini dell’Alto Vastese e delle zone montane al confine con il Molise.
La copertura mediatica arriva nel giorno cruciale: questa mattina, presso Palazzo dell’Emiciclo a l’Aquila, è in discussione la risoluzione presentata in V commissione dai consiglieri regionali Alessio Monaco e Vincenzo Menna. Un atto di indirizzo che impegna formalmente la Giunta abruzzese a intervenire per salvaguardare l’ospedale Caracciolo e rafforzare la cooperazione sanitaria interregionale.

Come sottolineato dall’ampio servizio a firma del collega Daniele Cristofani, il declassamento da ospedale di area disagiata a semplice presidio territoriale rappresenterebbe una doppia penalizzazione: per i molisani che lo usano quotidianamente, ma anche per gli abruzzesi che da sempre considerano quella struttura come il loro punto di riferimento sanitario più vicino e accessibile.
A portare la testimonianza diretta davanti ai commissari sono stati chiamati due sindaci in prima linea: Daniele Saia, primo cittadino di Agnone e presidente della Provincia di Isernia e Silvana Di Palma, sindaco di Castiglione Messer Marino e componente del Comitato Ristretto della ASL 02 Lanciano-Vasto-Chieti. Due amministratori, due regioni, un’unica emergenza: garantire il diritto alla salute in aree interne già duramente penalizzate dalla morfologia del territorio e dalle distanze.
L’attenzione riservata da Il Centro alla vicenda non è casuale. Il quotidiano ha compreso che dietro la sorte di un ospedale molisano si nasconde una questione più ampia: quella della sanità di confine, dei territori marginali, delle comunità montane che non possono permettersi di vedere sparire presidi essenziali.
La pagina dedicata oggi dal giornale ha trasformato un problema amministrativo in una questione politica di primo piano, costringendo la politica abruzzese a prendere posizione su una vicenda che fino a ieri qualcuno avrebbe liquidato con un “non è competenza nostra”.
La discussione in commissione, amplificata dalla risonanza mediatica, rappresenta ora un banco di prova per capire se l’Abruzzo intende davvero tutelare i propri cittadini anche quando le soluzioni sanitarie si trovano oltre i confini amministrativi. Perché i confini, sulla carta geografica, sono netti. Ma quando si parla di salute, soprattutto nelle aree interne, vanno definitivamente cancellati.