Donne anziane e altomolisane, donne con il velo, giovani donne di colore e molisane di nuove generazioni. Tutte insieme, sorridenti, ma concentrate, sedute attorno ad un tavolo, non solo per “fare” qualcosa insieme, ma anche e semplicemente per “stare” insieme, per costruire, cucire verrebbe da scrivere, comunità. L’immagine è d’impatto, dolce e potente allo stesso modo, e trasmette la passione e l’impegno dell’associazione culturale “Casa Frezza” di Castel del Giudice, in trincea, insieme al Comune, in un’opera di rigenerazione della comunità e delle aree interne dell’Appennino più in generale.
Partendo dalle piccole cose, come i laboratori natalizi di uncinetto e ricamo che sono in corso in questi giorni. Saperi antichi, conservati dalle donne del paese più avanti con l’età, che vengono trasmessi e tramandati alle giovani generazioni, donne di altri paesi e altre nazioni che per i singolari casi della vita si trovano a vivere lì a Castel del Giudice.
E’ l’immagine concreta e reale della rigenerazione possibile, di una delle rigenerazioni possibili delle aree interne. «Cosa è rimasto nel tuo paese?» chiede il professor Rossano Pazzagli dell’Unimol ai suoi studenti del primo anno e si sente rispondere, sempre e comunque, «niente, non è rimasto niente». E allora il professore li porta in visita in Alto Molise e fa vedere loro che non è vero che nei piccoli paesi dell’entroterra montano, quelli colpiti duri dallo spopolamento, «non c’è più niente».
Ci sono, ad esempio, i paesaggi, i boschi e la montagna, con tutti i servizi ecosistemici che riescono a produrre, dall’acqua all’ossigeno che permette la vita. Ci sono gli spazi vuoti, quelli da poter riempire: immensi patrimoni immobiliari dismessi pronti ad una nuova vita, a creare nuove occasioni. Ci sono i prodotti del territorio, da quelli naturali, come i tartufi o la stessa legna del bosco, a quelli “trasformati” dall’uomo. E ci sono i saperi, quelli considerati semplici, come chi sa utilizzare con maestria i ferri per la lana o gli uncinetti e creare dal nulla, con della semplice lana, disegni e forme artistiche o oggetti di quotidiana utilità.
Lì a Castel del Giudice queste cose le sanno, le stanno sperimentando, rigenerando la comunità locale, scongiurando che antichi saperi, saperi di donne, finiscano nel dimenticatoio, scompaiano per sempre con l’avvicendarsi delle generazioni.
Il laboratorio natalizio di ricamo è un’idea geniale, nella sua semplicità, perché non si “passano” di mano solo competenze e abilità, ma si sta insieme, si cresce come comunità, si socializza a prescindere se si è nati in Alto Molise o in Turchia o in Africa, ci si scambiano culture e anche la lingua, ed è forse questa la cosa più importante.
Francesco Bottone