Storie di emigrazione molisana messe in evidenza da Geremia Mancini, presidente onorario dell’associazione culturale “Ambasciatori della fame” di Pescara. Questa volta si parla di un’agnonese e della sua straordinaria storia di una famiglia di musicisti molisani.
“Partiti da Agnone, i Paolantonio –racconta Mancini- scrissero e furono straordinari interpreti della musica in Argentina. Franco, figlio di uno di loro, divenne uno più grandi direttori d’orchestra e compositori argentini d’ogni tempo. Nel 1872 tre musicisti agnonesi decisero di emigrare in Argentina alla ricerca di miglior fortuna. Erano i tre fratelli Paolantonio. Felix nato nel 1854, Antonio nel 1856 e Alfonso nel 1859. Tutti nati ad Agnone. Insieme fondarono la “Banda Sannitica” o “Banda Paolantonio” che diressero e nella quale suonarono. Questa Banda fu motivo di grande orgoglio della intera comunità molisana ma anche di tutta la moltitudine italo-argentina. Felix suonò in varie orchestre liriche. Antonio nel 1884 fu ritenuto il miglior musicista di Buenos Aires e anche lui suonò in importante bande argentine. Alfonso fu il primo direttore d’orchestra a portare il “Tango” al celebre “Teatro Colon”. Fondò la “Banda Municipale” di Buenos Aires, quella di “Moreno” e diresse la “Banda dei Vigili del Fuoco”. Ma insieme riuscirono ad emozionare con la “Banda Paolantonio”. Divennero padroni ed interpreti delle musiche di quella terra. Ma sarà Franco, figlio di Felix, ad entrare nella leggenda della musica argentina e mondiale. Franco nacque a L’Avana nel 1884 mentre suo padre e gli zii erano in tournée a Cuba. A undici anni iniziò a frequentare il Conservatorio di Buenos Aires. Successivamente, ritenuto “ragazzo prodigio”, gli fu assegnata una particolare “borsa di studio” per andare in Europa a migliorare le sue qualità. Rimase per qualche anno al Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella di Napoli. Qui ebbe come maestri Paolo Serrao e Giuseppe Martucci. Tornato in Argentina divenne uno dei più grandi Direttori d’Orchestra e compositori di quella nazione. Fu per oltre 20 anni direttore artistico del “Teatro Colon”. Diversi i concerti anche al “Teatro alla Scala” di Milano. Un suo “Barbiere di Siviglia” vanta ancora il maggior numero di repliche. Nel 1934 si recò in tournée in Brasile. Ma lì era in agguato la tragedia. Il 15 dicembre, mentre si tenevano le prove, un violinista, il brasiliano Marques Porto, ebbe un violento diverbio con un collega. Il “maestro” Paolantonio intervenne energicamente e rifiutò anche le scuse di Marques Porto che estrasse una pistola e sparò uccidendo un flautista e Franco Paolantonio. Altre fonti parlarono di omicidio per gelosia in riferimento ad una relazione tra i direttore d’orchestra e la moglie del violinista brasiliano. Le spoglie di Franco Paolantonio furono riportate in Argentina. La mattina del 25 dicembre del 1934 il “Teatro Colon” si trasformò in una gigantesca camera ardente. Migliaia e migliaia di argentini rimasero fuori dal teatro mentre echeggiavano le note della “Marcia funebre” di Ludwig Van Beethoven suonata dall’orchestra diretta fino a pochi giorni prima proprio dal “maestro”. Il corpo di Franco Paolantonio, fu tumulato nel Cementerio de la Chacarita”.