Le favole diventano 3D: le parole per raccontarle vengono infatti trasformate e tradotte in immagini e ambienti tridimensionali in modo da far immergere completamente chi le ascolta nel loro ambiente grazie all’interfaccia Muse (Machine Understanding for interactive StorytElling). A realizzarla i ricercatori dell’università di Lovanio, nell’ambito del progetto europeo Fet (Future and Emerging Technologies).
Si tratta di un modo nuovo per far esplorare e capire le informazioni ‘dando vita’ alle parole attraverso un racconto interattivo in 3D. Funziona un po’ come un traduttore Google per le immagini. Partendo da un input, che può essere il linguaggio di una favola per bambini o i materiali di divulgazione medica per i malati, Musa elabora le parole, le traduce in conoscenza che rappresenta in azioni, persone, storie e ambiente, per poi metterle in scena in mondi tridimensionali, che permettono ai bambini o, per esempio, a chi deve entrare in ospedale, di esplorare il nuovo ambiente grazie ricostruzioni e gioco guidato.
Questo è possibile grazie agli algoritmi che imparano ad associare il linguaggio naturale delle persone, anche con le sue ripetizioni, e i dati visivi in modo da creare in tempo reale una sorta di dizionario visivo.
Le applicazioni e i contesti in cui può essere usata questa tecnica sono numerosi: per esempio per comunicare ai cittadini informazioni complesse e difficili da intendere, o per spiegare terapie mediche, o ancora per far esplorare a persone con mobilità limitata posti e scenari in cui non potrebbero mai andare.
fonte Ansa