«Qualcuno ricorderà la straordinaria fortuna di un libretto pubblicato nel 1973 da un economista sconosciuto, Ernst Friedrich Schumaker, con il titolo Small is beatiful. Una critica economica e filosofica ai modi della di produzione di massa che anticipava istanze ecologiste e accompagnava la crisi del fordismo, cantandone il requiem».

Lo afferma l’economista Giampiero Lupatelli, tra i fondatori di CAIRE a Reggio Emilia, e tra gli autori del Rapporto Montagne Italia 2025 di Uncem. Lupatelli è autore anche del saggio “Green Community“, edito da Rubbettino.
«Con un nuovo paradigma che interpretava la crisi delle grandi organizzazioni, travolte da rigidità e conflitti, – prosegue Lupatelli parlando dell’opera Small is beatiful – anticipava i processi di de-materializzazione e intuiva il potere della crescente individualizzazione dei consumi. Nei territori, quella stagione ha scoperto la adattività delle realtà non metropolitane, e costruito il successo internazionale dei Distretti Industriali della Terza Italia. Lo sviluppo economico ha mostrato poi andamenti più complessi. L’innovazione si è materializzata nelle posizioni dominanti dei grandi player dell’high tech; le realtà urbane maggiori si sono proposte come luoghi deputati dell’innovazione e della concentrazione iperbolica dei valori immobiliari e finanziari. Nella stagione del digitale e dei servizi, lo spazio che le imprese e le comunità di dimensioni minori si erano guadagnate nell’ultima stagione della manifattura, quella delle produzioni customizzate, sembra ridotto. I più piccoli sembrano costretti a una sorda resistenza contro inarrestabili processi di declino. Ma è davvero così?».
«Le ragioni del successo di organismi più semplici, capaci di organizzare il proprio funzionamento in uno scambio empatico e personalizzato, non sono necessariamente venute meno al tempo della Intelligenza Artificiale. – spiega l’economista Giampiero Lupatelli – Ma, per esercitarsi con successo, queste virtù hanno bisogno di praticare nuove arene, non di restare isolate nello spazio domestico protetto dall’ombra del campanile. Hanno bisogno di costruire relazioni solide e impegnative tra soggetti della stessa natura e dimensione e con soggetti di diversa natura e di dimensioni maggiori. È la logica delle filiere e quella delle comunità territoriali e delle loro relazioni metro-montane. Piccoli, ma non da soli si può vivere e prosperare anche ai tempi della economia della conoscenza. A condizione di saper investire su tenuta, efficienza e qualità delle reti di collaborazione, praticando con coraggio e determinazione nuovi ‘spazi di mercato’ che le tecnologie e le preferenze dei consumatori aprono ai soggetti e ai luoghi che hanno da proporre qualcosa di autentico e sanno guardare con curiosità al nuovo».