«Avevamo sperato in un’inversione di rotta per la garanzia del diritto alla salute delle nostre popolazioni. Dobbiamo prendere atto, invece, della cancellazione di ogni residua speranza di mantenere in piedi anche gli ultimi presidi rimasti della sanità territoriale, così come era stata pensata con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale nel lontano 1978. Siamo giunti, ormai, all’atto finale di una tragedia scritta da tempo, da quasi vent’anni, e che oggi si sta consumando definitivamente con la cancellazione dell’Ospedale di Agnone e di ben trenta postazioni territoriali di Guardia Medica».

Duro, come sempre, il sindaco di Capracotta, Candido Paglione, nel commentare ciò che sta accadendo in merito alle sorti dell’ospedale “Caracciolo” di Agnone. Il nuovo Pos prevede il declassamento ad ospedale di comunità, alla faccia dello sbandierato status di ospedale di area particolarmente disagiata. A rischio cancellazione, tuttavia, non c’è solo il presidio ospedaliero, ma anche le guardie mediche, come appunto sottolinea Paglione.
«Le sedi della cosiddetta continuità assistenziale, le ultime lampadine rimaste accese per dare una risposta alle richieste di salute più immediate, si avviano, infatti, a spegnersi definitivamente, cancellando, di fatto, il nostro sacrosanto diritto a restare. – accusa Paglione – Se quanto riportato da alcuni organi di stampa in merito alle previsioni del nuovo POS dovesse essere vero, allora siamo davvero a un punto di non ritorno. Privare l’area montana di Agnone dell’unica struttura ospedaliera esistente e già, a suo tempo, dichiarata Ospedale di Area particolarmente disagiata, significa pregiudicare tutto quello che stiamo facendo, insieme agli altri sindaci del territorio alto molisano, proprio per riaprire la partita dello spopolamento. Le Case della Salute non potranno, in alcun modo, sostituire il ruolo dell’Ospedale di Area disagiata e nemmeno le sedi di guardia medica che rappresentano, invece, l’ultimo avamposto per combattere le disuguaglianze sanitarie e l’ingiustizia sociale che ne deriva nei nostri territori.

Chiudere la sede della Guardia Medica di Capracotta equivale, infatti, a cancellare l’ultima parvenza di diritto alla salute per una popolazione in prevalenza anziana e con la presenza, tra l’altro, di una Casa di Riposo con ben 42 persone anziane ospitate e bisognose di assistenza continuativa. A Capracotta – è bene ricordarlo a chi dalle città scrive questi progetti di riorganizzazione della Sanità – d’inverno nevica e la vita delle persone si complica parecchio, per questo la presenza almeno di un medico la notte e nei giorni festivi è un diritto che non può essere messo in discussione per nessuna ragione. Sarebbe come dire ai nostri concittadini di andarsene perché non siamo più in grado di garantire neanche i diritti più elementari».

«A questo punto, insieme alle proteste dei sindaci del territorio, – chiude Paglione – è necessaria una forte iniziativa popolare per indurre i decisori a desistere da questo disegno sciagurato che equivale ad un vero e proprio decreto di espulsione dai luoghi dove siamo nati e vissuti».