Castel del Giudice ha il suo Patto di Comunità. Nel corso dell’assemblea pubblica sullo stato di avanzamento dei lavori legati al PNRR dopo due anni dall’inizio delle attività del progetto “Castel del Giudice Centro di (ri)Generazione dell’Appennino”, è stato siglato insieme a Next – Nuova Economia per Tutti l’importante strumento di partecipazione e di animazione territoriale per coinvolgere in maniera attiva l’intera cittadinanza alla vita sociale, politica, economica del paese.

Il gruppo di lavoro coordinato dall’ingegner Rosita Levrieri ha dettagliato ciascuna iniziativa con un focus particolare sulla CER – Comunità Energetica Rinnovabile, sul sistema di rendicontazione del PNRR del quale ha relazionato Elisabetta Gizzi, sulle procedure di acquisizione degli immobili, curate da Federica Di Salvo, della gestione MEPA, di cui si occupa Debora Marcovecchio e sulla progettazione culturale, a cura di Luciana Petrocelli.
Dal 2023, quando il progetto è entrato nella fase operativa con il supporto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, rigenerazione urbana e culturale procedono di pari passo, rendendo Castel del Giudice un laboratorio pilota per una nuova strategia di crescita demografica basata su nuova residenzialità, imprenditorialità affettiva e cultura. Tre gli assi strategici per ripopolare il territorio. Primo la ricostruzione del tessuto sociale e demografico attraverso soluzioni abitative innovative. Quindi attivazione di residenze sociali per anziani con il Senior Social Housing, che trasforma edifici in disuso in residenze indipendenti organizzate intorno a servizi comuni per over 65 che vogliano mantenere la propria indipendenza, e la promozione di un’edilizia sociale diffusa per garantire alloggi a prezzi accessibili ai nuovi residenti. Inoltre, saranno operative le Residenze Smartworking, cinque alloggi autonomi certificati come “Best Place to Smart Work” ricavati da due edifici del centro storico, progettati secondo elevati standard tecnici per offrire ambienti ideali dove vivere e lavorare in equilibrio tra comfort, produttività e qualità della vita. Il secondo asse del progetto mira a trasformare Castel del Giudice in un modello concreto di sostenibilità ambientale. Il laboratorio per la transizione ecologica è operativo con sperimentazioni concrete per rendere il borgo a basso impatto ambientale.
Un traguardo importante è stato raggiunto con la costituzione ufficiale della CER – Comunità Energetica Rinnovabile, che vede l’adesione di oltre 70 cittadini come “consumatori virtuali” dell’impianto fotovoltaico installato nell’area industriale comunale. L’obiettivo è fornire benefici ambientali, economici e sociali attraverso l’autoconsumo di energia rinnovabile, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas serra e all’indipendenza energetica del paese. Il terzo pilastro del Centro di (ri)Generazione punta sull’integrazione tra turismo, cultura e residenzialità.
L’Albergo diffuso Borgotufi, realizzato attraverso una innovativa Società di Trasformazione Urbana (STU), continua a essere il punto di riferimento per l’accoglienza, ospitando eventi culturali e di formazione e ampliando le sue strutture con nuovi servizi, tra cui un parcheggio e una piscina esterna. Tra le nuove strutture in corso d’opera ci sono la Casa dell’Artista, uno spazio di residenza temporanea ricavato da una vecchia stalla dove gli artisti ospiti realizzeranno opere dedicate al territorio, e l’Incubatore Agrifood Tech, che unisce tre edifici storici per creare un luogo centrale di trasformazione e somministrazione dei prodotti locali.
La metafora dell’alveare, che caratterizza il progetto sin dall’inizio, si sta concretizzando in una rete di iniziative che coinvolge l’intero territorio appenninico. Come sottolinea il sindaco Gentile: «Le aree interne devono diventare avamposto e laboratorio di riflessioni e pratiche utili all’intero Paese. Il progetto di Castel del Giudice non è più solo un esperimento locale, ma un modello replicabile per la rigenerazione delle aree interne italiane».
Il “Centro di (ri)Generazione dell’Appennino” rappresenta oggi un caso di studio internazionale su come le politiche innovative, la visione a lungo termine e la partecipazione comunitaria possano trasformare il destino delle aree marginali, trasformando la “marginalità” in opportunità. Non solo per i residenti, ma per tutti coloro che cercano modelli alternativi di vita e lavoro in un’epoca di grandi trasformazioni.