Un viaggio a Pescopennataro, uno dei paesi più piccoli e in quota del Molise. E’ quello raccontato nella rubrica ‘Il bello dell’Italia’ dal Corriere della Sera dal giornalista Luca Bergamin che dopo “Carmine, il poeta contadino di Castel del Giudice”, torna in Molise per esaltare la tranquillità, la genuinità e le bellezze naturalistiche del paese degli scalpellini e degli abeti bianchi. Una narrazione che scivola via tutta d’un fiato, ottimo biglietto da visita per quanti desiderano arrivare in cima al paese costruito sulla roccia e con vista mozzafiato sulla vallata del Sangro.
Il paese degli scalpellini e degli abeti sembra promanare dalla roccia, come suggerisce anche il suo nome, Pescopennataro – scrive Bergamin sul Corsera -. Un guerriero sannitico in dimensioni naturali fatto di bronzo lo protegge sul Belvedere di San Lorenzo. I longobardi e gli angioini scelsero di vivere quassù, nel cuore del Molise, dove durante la Seconda guerra mondiale il passaggio della Linea Gustav portò morte e distruzione, ma anche il gesto di grande coraggio compiuto da una ottantina di soldati polacchi che fronteggiarono da soli 250 nemici nazisti pur di salvare la popolazione locale.
La tranquillità, molto più di un Piano B – Al Museo della Pietra Chiara Marinelli viene narrata l’epopea degli artigiani locali, mentre il Bosco degli Abeti Soprani, sito di interesse comunitario, tutela quei rari esemplari di abeti bianchi che qui trascorrono un’esistenza felice e sicura, a differenza di quanto avviene nel resto degli Appennini. «Io vado a camminare proprio lungo la strada-abetaia che conduce all’Eremo di San Luca scavato direttamente dalla falesia — dice Giuseppe Monaco, professore di filosofia in un liceo comasco —. Trascorro l’estate nei luoghi natii insieme ai miei anziani genitori, godendo della quiete, della salubrità delle foreste, dei sentieri che raggiungono tra cerri, faggi e appunto abeti, Prato Gentile, il pianoro che sta sopra il paese (anche se amministrativamente fa parte di Capracotta). Bisogna amare questi silenzi e queste pietre per vivere qui». E ovviamente è necessario sentirsi a proprio agio tra i monoliti di pietra, magari come capita a Edoardo Lalli che continua la tradizione degli scalpellini, esibendo estro e talento nei suoi lavori artistici.
Le sculture di Pinocchio e i pupi dei fratelli Sciulli – Ancora non è tempo di raccogliere i funghi, l’inverno per praticare lo sci di fondo appunto a Prato Gentile non sembra apparire all’orizzonte, perciò adesso è tutto un trekking anche di bimbi piccoli sul sentiero del Parco Pinocchio, dove si incontrano le sculture dedicate ai personaggi della fiaba di Collodi. Del resto – riporta ancora il cronista della testata nazionale – Pescopennataro pare proprio un paese da favola: le case sono addossate ai molari di roccia arenaria, sembrano spuntare dai pinnacoli, coi climber che si dilettato a salire sulle pareti punte da chiodi conficcati proprio sopra i tetti delle abitazioni stesse. Brunella e Fabrizio Sciulli perciò si sono riambientati benissimo quando hanno deciso di lasciare Firenze e portare qui il loro laboratorio ‘Camala Ceramiche Artistiche’, dove creano, usando il gres porcellanato, i pupi della commedia dell’arte. «Temevano di soffrire un po’ di solitudine invece ci siamo accorti che senza il caos e i costi impossibili delle grandi città, avremmo potuto ricominciare una vita più serena, a contatto coi boschi,vicini alle persone tra le quali eravamo cresciuti, Ora è possibile lavorare anche in posti appartenente remoti, ma in realtà da qui si vede il mare, ci sono le cascate del Rio Verde assai vicine, e distano pochi chilometri anche Agnone con le sue centenarie fonderie di campane, Castel del Giudice con l’albergo diffuso Borgotufi».
Dall’Eremo di San Luca sin sopra Prato Gentile – Il bosco – conclude – qui pare ammantare ogni cosa, persino le stazioni della via crucis fanno capolino tra gli alberi, dai quali sbuca anche Orestina di Rienzo coi suoi balocchi a mo’ di elfi, composti assemblando cuoio, legno, stoffe, materiali naturali, così come le collane e gli altri monili trasmettono la forza immanente della natura. «La vita quassù può rivelarsi molto dura, specialmente in inverno, per questo bisogna cercare una connessione forte con gli spiriti dei boschi e avere cura di ascoltare i suoni delle piante e degli animali, raccogliere i fiori e le erbe, oltre che i frutti. Io sono soprannominata Piccola Noce e giro il Molise offrendo questi oggetti». Eccola, appunto, di lì a poco riprendere la via dei boschi intorno a Prato Gentile.
Pio Savelli