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  • Presepe sì, presepe no a scuola: il parroco corregge il tiro, ma attacca i giornalisti

    Il Brindisi in prima serata su Rete 4 con don Francesco Martino è solo rimandato. Non è andato in onda come previsto, nel corso della puntata di martedì di “Zona Bianca“, il programma di attualità e approfondimento condotto da Giuseppe Brindisi, il servizio realizzato dalla troupe a Belmonte del Sannio. La caduta prematura della sindaca Di Primio e dell’intero Consiglio comunale sotto i riflettori di “Zona Bianca”? Neanche per sogno, perché di Comuni commissariati, per fortuna o purtroppo, è piena l’Italia. Le telecamere della trasmissione nazionale si sono accese sul “caso” delle polemiche innescate nella piccola comunità di Belmonte dalle dichiarazioni del parroco, don Francesco Martino, in merito alla decisione della locale scuola di non rappresentare la Natività in segno di rispetto nei confronti degli alunni di altre religioni.

    Una sovraesposizione mediatica che ha infastidito, e non poco, il reverendo parroco, spingendolo a lanciare sui social un ridondante video intitolato “Strumentalizzazioni natalizie“. «La comunità di Belmonte è stata sconvolta dall’arrivo di una troupe televisiva di Rete 4 a scuola, che voleva sapere perché non si fosse fatto il presepe» inizia il sacerdote nella sua narrazione, come se la presenza di giornalisti in paese e magari anche un po’ di visibilità sulle reti nazionali rappresentassero un problema. Durante le lezioni di catechismo don Martino viene messo al corrente, dai bambini, che a scuola non si farà la tradizionale recita di Natale riguardante la natività, per via della presenza di alcuni alunni di fedi religiose diverse.

    «Sono dispiaciuto a livello personale, – spiega il sacerdote in diretta video – ma so molto bene che la scuola è laica, anche se questa laicità che viene assunta è a mio parere una cattiva comprensione della stessa. Da parroco ho solo precisato il significato simbolico dell’albero di Natale. A distanza di giorni, senza che io abbia fatto alcun comunicato stampa, esce un articolo con il quale viene scritto che io mi sono scagliato contro la scuola che non ha fatto fare il presepe. A Belmonte questo articolo ha suscitato un certo imbarazzo e io ho spiegato che ero rammaricato per il fatto che non si facesse la rappresentazione teatrale della Natività e ho ribadito la mia posizione di mal compresa laicità. Poi una troupe di Rete 4 si è presentata a scuola, creando disagio nell’ambiente scolastico. Ho ricevuto le telefonate di rimostranza da parte di alcuni operatori della scuola e di alcuni genitori. Non posso accettare la strumentalizzazione dei fatti e sono molto infastidito da questa distorsione che c’è stata. Non avevo nessuna intenzione di attaccare i bambini né la scuola, ma ho solo scritto su un post che ero dispiaciuto perché il senso del Natale, per un mal compreso senso di laicità, non viene più rappresentato. Non posso certo imporre agli altri il mio modo di vedere e di pensare. Una strumentalizzazione giornalistica che ha portato sicuramente molti imbarazzi. Rimango della mia posizione: non bisogna rinunciare alle radici e alle tradizioni, ma anche se viviamo in un ambiente secolarizzato, non possiamo rinunciare alla nostra cultura e alla nostra storia».

    E secondo il parroco, che è pure iscritto all’albo dei pubblicisti, c’è qualche collega giornalista che «non perde occasione per pervertire la realtà». «Se il Natale si celebra, – chiude il parroco di Belmonte – è perché esiste Gesù Cristo; se noi cancelliamo Gesù dal Natale allora è meglio non celebrarlo più. Qui vivo in un ambiente scristianizzato, dove non c’è una grande partecipazione delle famiglie e dei ragazzi alla vita della parrocchia. Per il resto la scuola è laica e può fare quello che vuole. Accetto anche le critiche e i rimproveri, ma quello che mi dà fastidio è che sono nati tutti da una mal comprensione di un post nel quale, pur esprimendo velatamente la mia perplessità, volevo spiegare il significato dell’albero di Natale che è un segno nato dalla tradizione cristiana».

    Caterina d’Alba

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