Il tempo scorre lento e in silenzio, tra gesti armonici delle mani che celano una sapienza antica. Sembra di stare in un monastero e in un’altra epoca storica. La visita all’interno della sala della sede operativa della Caritas diocesana destinata ad ospitare il laboratorio di tecniche della lavorazione dei materiali tessili è qualcosa di molto simile ad una esperienza mistica. Una immersione spaziale e temporale in un’altra dimensione, dove il lavoro manuale diventa contemplazione, quasi preghiera. I volti e le mani sono quelli di Anna, di Patrizia, di Livia, di Sara, Lucia e Teresa.
E’ l’ennesimo laboratorio ideato dalla lucida follia di don Alberto Conti e dei suoi collaboratori lì in Caritas. Laboratori per imparare a fare qualcosa che non si sa più fare, che non si fa più, per avere una opportunità in più e riscoprire un mestiere. E’ artigianato, è arte, ma è anche socialità, è fornire uno strumento in più per restare nella propria terra di origine senza dover necessariamente emigrare e per costruire speranza. E così si chiama, infatti, il progetto all’interno del quale si inserisce questo innovativo laboratorio di lavorazione di materiali tessili: “Costruiamo speranza“.
A costruire questa speranza, a cucirla verrebbe da scrivere, in questo caso specifico è Anna Sputore, la responsabile del laboratorio di tecniche di lavorazione dei materiali tessili. Anna ha un diploma di “Maestro d’Arte”, un altro diploma di “Maturità d’Arte applicata”, ed ha seguito, con profitto e per preparasi al meglio, il corso di restauro tessile presso l’Accademia di belle Arti de l’Aquila. Nel recente passato ha collaborato, offrendo le sue competenze, al restauro del corpo di Santa Clementina, custodito presso la parrocchia di Castelguidone, e al restauro tessile e conservativo di una dalmatica, un paramento sacro destinato ai diaconi e ora conservata nel museo diocesano di Trivento.
Gli obiettivi del corso sono molteplici, ci spiega la responsabile Anna Sputore: conoscenza di base della materia tessile; comprensione dei fattori di degrado; conoscenza base delle fibre e delle armature tessili; metodologia di approccio allo studio di un oggetto tessile; approccio alla pulitura con presentazione di casi studio ed esercitazioni di laboratorio su oggetti tessili storici; tecniche di consolidamento con presentazione di casi studio ed esercitazioni di laboratorio su oggetti tessili storici; presentazione di casi studio della manipolazione, movimentazione e stoccaggio. Quindi trasmettere competenze, ma anche manualità, per recuperare, sistemare e in qualche modo salvare, letteralmente, un patrimonio di tesori tessili, paramenti sacri provenienti dal passato e minacciati dal tempo che scorre.
Nell’ambito della progettazione “8 xmille alla Chiesa Cattolica”, la Caritas Diocesana di Trivento ha organizzato il laboratorio sartoriale per l’apprendimento delle tecniche di lavorazione e conservazione dei tessuti per un totale di sessanta ore. «Il Laboratorio sartoriale è finalizzato a conseguire l’acquisizione di competenze di base necessarie alla realizzazione di interventi conservativi su manufatti tessili attraverso lezioni teoriche e pratiche di tecniche di conservazione di materiali tessili, visualizzazione e presentazione di interventi conservativi» spiegano dagli uffici di San Casto.
Un corso gratuito per i partecipanti, come tutti gli altri attivati dalla Caritas, ad esempio quello di apicoltura presso il villaggio San Vito di Castelguidone o quello di restauro del legno, che pone le basi, in termini di trasmissione di conoscenze e competenze, per restare sulla propria terra. Perché il fine ultimo di tutte le iniziative della Caritas è quello: combattere lo spopolamento, non a chiacchiere come fanno le istituzioni a più livelli, ma concretamente, nei fatti, creando condizioni di autoimpiego. Costruttori di speranza e di futuro, anche attraverso il restauro di una antica e preziosa dalmatica.
Francesco Bottone