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  • Vastogirardi sfida lo spopolamento, il sindaco Cea: “Non resistiamo, ripartiamo”

    Nel cuore dell’Alto Molise, dove i piccoli centri lottano ogni giorno contro l’emorragia demografica, Vastogirardi ha scelto di non arrendersi. Il borgo ha messo nero su bianco la sua strategia di rilancio con un ambizioso piano territoriale che punta tutto su identità, sostenibilità e innovazione.

    “Vastogirardi non è un borgo che resiste, ma un borgo che riparte”, le parole del sindaco Antonio Cea suonano come un manifesto di resistenza creativa.

    Dietro questa dichiarazione c’è un progetto concreto: la “Progettazione territoriale per il miglioramento della qualità della vita e la sicurezza urbana”, redatto dall’architetto Ilaria Marchione su incarico dell’amministrazione comunale. Il documento non è il solito elenco di buone intenzioni, ma una roadmap dettagliata che si inserisce nel quadro della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) e del Piano Strategico per lo Sviluppo del Turismo della Regione Molise. Il progetto identifica quattro assi strategici di intervento: la tutela ambientale e paesaggistica della Riserva MAB di Montedimezzo, dei tratturi della transumanza e delle sorgenti del Trigno; la rigenerazione del patrimonio storico-architettonico, con particolare attenzione al Tempio Italico e al centro storico; lo sviluppo del turismo sostenibile e outdoor in rete con gli altri comuni dell’Alto Molise; l’innovazione digitale e l’inclusione sociale attraverso interventi culturali mirati alla comunità locale.

    La vera sfida ora è tradurre la pianificazione in risorse concrete. L’amministrazione comunale ha avviato un percorso di programmazione partecipata per intercettare fondi regionali, nazionali ed europei, creando sinergie territoriali con gli altri borghi dell’area. Il sindaco Cea ha sottolineato come il documento rappresenti “uno strumento che ci consenta di valorizzare le nostre risorse naturali, storiche e culturali e di costruire attorno ad esse nuove opportunità di crescita e di coesione”.

    L’obiettivo è chiaro: creare un modello replicabile di sviluppo territoriale che coniughi tradizione e modernità, dove la qualità della vita si misura nella capacità di una comunità di reinventarsi senza perdere la propria anima. Il prossimo step prevede il coinvolgimento attivo della popolazione locale, trasformando i residenti da spettatori a protagonisti del cambiamento. Perché la vera sfida, in un borgo di montagna, non è solo attrarre visitatori, ma convincere i propri figli a restare.

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