Amante della lettura, appassionato di teatro e tutto ciò che riguarda il mondo della cultura più in generale, Agostino Iannelli, candidato a sindaco in quota centrodestra con lista ‘Esserci’, risponde alle dieci domande che l’Eco online ha deciso di rivolgere agli aspiranti primi cittadini in corsa per le comunali di Agnone. Si tratta di domande che interessano la valorizzazione del vastissimo patrimonio storico, culturale e architettonico della cittadina, spesso sottovalutati o poco pubblicizzati in Italia e all’estero. Domani, mercoledì 9 settembre, a chiudere il ciclo delle interviste aperte con Vincenzo Scarano, Daniele Saia, di ‘Nuovo Sogno Agnonese’.
Agnone è riconosciuta come città di arte e di cultura. Come valorizzereste il patrimonio esistente? Quali iniziative prevedete per il marketing territoriale?
“Tanto è stato fatto ma tanto è ancora da fare. Il nome di Agnone ha finalmente assunto il valore che merita, segno tangibile è l’inserimento della ‘Ndocciata tra le manifestazioni da vedere nel Molise nell’oramai famoso articolo del New York Times. Ovviamente Agnone non è solo ‘Ndocciata ma è altrettanto vero che bisogna saper sfruttare al meglio questa attrazione per rendere sempre più piede nei network internazionali. Sicuramente un discorso da proseguire sarà quello di arrivare a portarla alle prossime olimpiadi invernali di Milano-Cortina ma prima ancora ai mondiali di sport invernali. La precedente amministrazione aveva intrapreso contatti pre-covid e c’era stato più di un semplice scambio di missive. Speriamo di poter riprendere il discorso da dove si era interrotto. Crediamo possano essere questi gli strumenti che fungano da richiamo per raggiungere i palcoscenici che meritiamo”.
La Ndocciata quest’anno non si svolgerà a causa del Covid. Quali idee per la ripartenza?
“Di idee per la ripartenza ce ne sono molte. Quello che è certo è che bisognerà creare una vera e propria settimana di eventi che veda coinvolti – nei giorni immediatamente successivi – altre manifestazioni legate al fuoco di paesi viciniori. La visita degli amministratori di San Marco in Lamis (paese della Faglia) è stato sicuramente un primo approccio proprio per questa direzione”.
Che rapporti stabilirete con le associazioni culturali, la Pro Loco, gli operatori turistici, a volte poco ascoltati dalle istituzioni?
“Sicuramente il dialogo fin dal primo giorno. Se ad oggi Agnone è riuscito ad arrivare nel punto di visibilità in cui si trova lo deve soprattutto (o soltanto) alle attività ricettive ed alle associazioni di volontariato – su tutte la Pro Loco. E’ arrivato anche il momento, però, di lavorare per cercare di rendere – l’attività turistica – un’attività redditizia perché la Pro Loco, con in testa il suo storico presidente Giuseppe Marinelli, ha raggiunto oramai il limite (e forse anche di più) che un gruppo di volontari possa ottenere”.
Sarà ripresa l’iniziativa dell’”Agnone Film Festival”?
“Rispondendo a questa domanda non posso che riallacciarmi alla prima ed a quelle iniziative di marketing territorriale da voi citate. Sicuramente quella del film festival è una attività che deve essere ripresa. Abbiamo dimostrato di avere professionalità agnonesi che sanno farsi onore e portare il nome di Agnone in giro per il mondo. Siamo sicuri che la loro idea porterà altrettanti talenti nella nostra città. Tra le altre cose, per come era stato ideato, il “Film Festival” avrebbe portato movimento in mesi solitamente “poco frequentati” generando quella destagionalizzazione di cui in questi giorni, spesso se ne è parlato. Se a tutto questo ci si aggiunge la raggiunta collaborazione con il laboratorio sperimentale di Cinecittà, potrebbero esserci buone prospettive anche per un rilancio di quelle scuole di teatro che – qualche anno fa – avvicinavano i ragazzi ad un’arte tanto nobile oltreché a portare volti noti sul territorio”.
Quale futuro per il Teatro Italo Argentino in tempi di Covid?
“In parte ho già risposto in precedenza. Il Teatro, appena dotato di un nuovo impianto di riscaldamento, necessità solo del nuovo impianto elettrico. Sappiamo per certo che i vecchi amministratori hanno già depositato diversi preventivi in regione e che i finanziamenti sono prossimi ad arrivare. Conclusa questa fase di “restauro” occorrerà sedersi a tavolino per capire le potenzialità ed assieme agli “Amici dell’Associazione del Teatro Italo Argentino” porre in essere quelle nuove progettualità che non potranno, però, prescindere da questo nuovo movimento legato alla realizzazione e produzione di film e documentari che ad Agnone ha preso piede”.
Quali rapporti con l’Università del Molise che in passato aveva deciso di istituire corsi di formazione in alto Molise?
“L’Università del Molise è una realtà ad Agnone. Il protocollo siglato tra l’allora sindaco Marcovecchio ed il Magnifico Rettore Palmieri ha portato ad Agnone diversi studenti per le summer-school ma anche le universiadi con altrettanta partecipazione. Il nuovo Magnifico rettore, il prof. Brunese, è amico di questa terra, ha frequentato Agnone proprio in occasione di quegli eventi di cui sopra, e già si è detto disponibile non solo per continuare quella proficua collaborazione ottenuta ma anche per cercare di implementarla”.
Come sarà gestita la Biblioteca Comunale e come pensate di intervenire su quella Emidiana?
“Capisco il senso della domanda anche perché si è cercato di strumentalizzare politicamente anche questa vicenda. La biblioteca comunale è sempre stata gestita direttamente dal Comune con propri dipendenti. La maggior parte di voi ricorderà il direttore Arduino che tanto lustro ha dato all’enorme patrimonio ivi custodito. Con i diversi pensionamenti, con il cambiare della normativa vigente, fino ad ora non era stato possibile riprendere in mano questo settore e si era trovato l’escamotage di farlo gestire a cooperative terze. Adesso che la situazione è modificata riteniamo sia giusto che il Comune torni a gestire direttamente il proprio patrimonio con proprio personale appositamente formato. Sulla Biblioteca Emidiana il discorso è un po’ diverso. Mi auguro di avere presto (magari da sindaco) un colloquio con sua Eccellenza il vescovo di Trivento con il quale ho avuto modo di collaborare ad Isernia quando era vescovo vicario lì. Mi auguro si possa trovare la migliore soluzione per rendere fruibile a tutti questa enorme ricchezza”.
In Agnone ci sono almeno tre musei legati all’artigianato del bronzo, del rame e dell’industria casearia? Quali proposte per la loro valorizzazione?
“Vedete i 3 musei sono il frutto proprio di quell’iniziativa imprenditoriale cui facevo riferimento in precedenza. Forse funzionano proprio perché di iniziativa privata e non legata alla (troppo spesso) lenta macchina amministrativa. In questi casi il sistema migliore per collaborare è mettersi a disposizione. facilitarli nelle istanze, nell’ottenimento dei permessi (ovviamente secondo la legge). Non è ipotizzabile che una domanda, magari fatta in extremis proprio perchè con altrettanta celerità c’è stata la richiesta, venga vista e venga valutata quando oramai non serve più. Ecco. In questo caso valorizzazione deve essere inteso come facilitazione”.
Agnone città delle campane, un artigianato dal grande valore ma spesso snobbato dalle varie amministrazioni. Come pensate di rilanciare quella che resta una grande opportunità.
“Agnone è la fonderia e credetemi tutte le diverse amministrazioni hanno cercato di valorizzare questo bene prezioso. So che la precedente amministrazione aveva ipotizzato (parlandone con i titolari della fonderia) la possibilità di impiantare alcune campane nella villetta sotto lo stadio Civitelle di modo che il turista entrando si sarebbe ritrovato fin da subito nella “Città delle Campane”, così come assolutamente peregrina era l’idea di mettere un campanone all’estremità del belvedere della Ripa che suonasse i 12 rintocchi a mezzogiorno. Come accade, ad esempio, a Roma con il cannone del Gianicolo. Sarebbe stato un altro modo per abbracciare l’intera vallata del Verrino con un dolce suono. Riguardo, poi, al recupero dell’artigianato era stato intrapreso un percorso proprio con un artigiano del Rame di Agnone per portare alla riapertura di botteghe di formazione agganciandole agli istituti superiori di lavorazione del metallo. Purtroppo prima il Covid poi la fine dell’amministrazione hanno interrotto tutto questo. Ci auguriamo, però, possa essere un filo facilmente riannodabile”.
Chiese aperte. Una utopia irrealizzabile?
“Non è assolutamente un’utopia ma, anzi, un obiettivo da realizzare. E’ questo un altro punto di discussione che mi piacerebbe affrontare con il vescovo portandolo assieme al percorso di San Francesco Caracciolo che è in via di realizzazione. Mi spiego meglio. Per avere le Chiese aperte è necessario che ci sia un responsabile che faccia ciò e che sia anche remunerato per questo. So che è in essere un progetto con i Padri Caracciolini e con il prof. Cugini che, riallacciandosi al “Cammino di San Francesco” (da Loreto a Napoli) crei un punto ad Agnone proprio nel Convento dei Filippini e che funga da cabina di regia anche per quel turismo religioso che di altre località ne ha determinato la fortuna”.