L’emergenza Covid è costata sino ad oggi alle stalle italiane 1,7 miliardi di euro tra il blocco delle vendite, con la chiusura del canale della ristorazione, e il crollo dei prezzi, mettendo a rischio la sopravvivenza della “Fattoria Italia”. Sono centinaia, avverte Coldiretti Molise, le imprese zootecniche molisane che si trovano in gravi difficoltà per la riduzione delle vendite verso il canale Ho.re.ca, a causa delle limitazioni imposte per arginare la pandemia, e il conseguente crollo dei prezzi, scesi, per i bovini da carne, di alcune centinaia di euro a capo.
“E’ necessario, quindi – afferma il direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – che i 4 milioni di euro messi in campo dalla regione Molise, tramite la specifica misura Covid-19 del dicembre 2020, giungano al più presto alle imprese zootecniche al fine di salvaguardare una filiera che è strategica, per l’economia regionale e per la salvaguardia del territorio dal rischio idrogeologico”.
L’aumento esponenziale dei costi delle materie prime che si sta registrando nelle ultime settimane preoccupa il mondo zootecnico: denuncia Coldiretti sulla base di un trend confermato dagli ultimi dati rilevati, secondo i quali il mais è attualmente quotato 250 euro/tonnellata con un aumento del 29% rispetto all’anno scorso, la soia sale a oltre 500 euro/tonnellata, con punte percentuali in ascesa fino al 44%. Aumenti anche per l’orzo al +18%, e per tutte le materie prime utili all’alimentazione e alla cura del bestiame.
“In questi momenti di criticità, serve più che mai approfondire gli aspetti strategici su cui lavorare – aggiunge il direttore di Coldiretti – a cominciare dal rafforzamento del sistema cerealicolo e produttivo italiano a supporto del comparto zootecnico, per importare meno e riequilibrare i fabbisogni delle aziende. Parallelamente, è urgente focalizzarsi sull’attualità, per affrontare l’aumento spropositato dei costi delle materie prime. Stiamo lavorando – continua Ascolese – ad una proposta di legge, sulle cd pratiche sleali nei rapporti commerciali ed agroalimentari, che adegui i prezzi al costo di produzione, perché le tante forme speculative e la concorrenza di Paesi che fino a pochi anni fa non puntavano sulla produzione agroalimentare, rischiano di stravolgere le dinamiche di mercato”.