L’Italia è un paese ridicolo. Una città come Vasto tenuta sotto scacco da due porci. Non due politici attaccati alle poltrone, ma due cinghiali, gli ungulati, quelli veri.
Massiccio spiegamento di forze, oggi pomeriggio nella città adriatica, per la cattura, tra l’altro fallita, di due cinghiali. Polizia di Stato, Polizia provinciale, Forestale ovviamente visto il caso “animale”, ma anche la Protezione civile e la Polizia municipale di Vasto. E infine, ma palesemente contrariati per l’inutile intervento, anche i Vigili del fuoco.
Un esercito di uomini e mezzi per catturare, o meglio cercare di farlo, due porci. Due dei tanti cinghiali, sono diverse migliaia, che abitano boschi, radure, pinete e anche le strade cittadine a quanto pare.
Quanto è costata quell’operazione di oggi pomeriggio a Vasto? Uomini e mezzi che neanche durante una caccia all’uomo per acciuffare un pericoloso criminale. Cose da pazzi, il commento viene spontaneo. Uomini e mezzi di vari corpi sottratti ad altri e più importanti servizi per dare la caccia a due stramaledetti cinghiali. E i cittadini pagano. E, ridicolo, per tutta la notte sono stati disposti pattugliamenti della Protezione civile.
Sarebbe bastato un selecontrollore, a Vasto ce ne sono diversi, munito della sua personale carabina con ottica di puntamento, per risolvere il caso cinghiali in pochi minuti. Spendendo un euro o poco più, il costo della cartuccia, e in perfetta sicurezza, perché un selecontrollore sa come e dove sparare. Un colpo, anzi due perché i cinghiali “inferociti” come direbbe qualche fantasiosa cronista vastese erano due appunto, e caso chiuso. Senza scomodare Forestale, Provinciale, Municipale, Polizia e Protezione civile. Senza spendere inutilmente denaro pubblico per una colossale quanto ridicola battuta istituzionale al cinghiale.
Ma chiaramente la soluzione più ovvia e semplice, quella di abbattere i due cinghiali mediante l’intervento gratuito e sicuro di un selecontrollore, non è stata adottata. La macchina interforze schierata sul campo, guidata da veri strateghi, dopo opportuna consultazione, ha stabilito infatti che i due cinghiali non potevano essere abbattuti. In periodo di caccia chiusa non si può sparare, si sa. E poi troppo vicino alle abitazioni, anche se i cinghiali stavano al pascolo in un terreno agricolo.
Sarebbe bastato un minimo di buonsenso per chiudere un occhio e derogare al divieto di sparo e risolvere così il cosiddetto problema in due minuti. E magari regalare le succulente carni a qualche struttura di accoglienza cittadina.
Ma siamo in Italia, appunto, come dicevamo in apertura. E le cose ovvie e semplici, quelle a costo zero, non si fanno, non si posso fare. Follia pura. Ridicoli.
E mentre in città, a Vasto, si assiste a queste scene ridicole, si attende ancora la ripresa del piano di contenimento dei cinghiali mediante selecontrollo. Un piano triennale partito nel luglio scorso, chiuso ad agosto e mai ripartito. Il motivo? Sconoscesi e probabilmente non c’è neanche un reale motivo.
Cosa aspettano in quell’ente inutile, soppresso ma ancora in vita, che risponde al nome di Provincia?
Cosa fa il vicepresidente Antonio Tamburrino, geometra, che conosce il territorio e il problema dei cinghiali?
E cosa fa l’assessore regionale Dino Pepe, il bello addormentato (nella foto accanto, ndr)?
E cosa fanno in Prefettura oltre che smistare profughi nei vari centri dell’Alto Vastese?
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com
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