«Si rimane in montagna se la gente non ha paura di restare». Candido Paglione, riassume così, in una frase, tutta la sua pluridecennale battaglia per il rilancio della montagna e la difesa dei suoi diritti, annunciando contestualmente che Capracotta ospiterà, per il terzo anno consecutivo, l’evento “MontagnAperta“, una tre giorni di approfondimento, con veri esperti, sulla condizione e le opportunità delle «terre alte».
«Credo sia giunto il momento di uscire da una visione stereotipata, quasi museale della montagna. – spiega il primo cittadino che ha speso tutta la sua attività di amministratore locale per difendere le aree interne – La montagna non è solo il luogo della scampagnata domenicale, delle caprette di Heidi che ti fanno ciao, ma è una realtà produttiva, vivace e vitale, dove non solo si può vivere, ma si vivere bene e meglio che in altre zone e addirittura fare impresa. La montagna è una “fabbrica” di beni di prima necessità: pensiamo all’aria pura, ma soprattutto all’acqua potabile e alle energie rinnovabili. Sono gli altri territori che hanno bisogno della montagna e non viceversa».
Ribalta la logica, dunque, il sindaco Paglione, mostrando e dimostrando che le terre alte sono il polmone verde della Penisola, producono energie rinnovabili, dalle biomasse all’eolico, solo per citare alcuni casi evidenti, e rappresentano la vera scorta strategica della risorsa idrica, praticamente il bene essenziale per antonomasia, il primo e indispensabile “combustibile” per la vita umana e animale. La montagna come risorsa, dunque, come “giacimento” di energie e beni essenziali, questa è la visione ribaltata che dà Paglione rispetto agli stereotipi che dipingono le aree interne come spugne che assorbono risorse economiche, territori bisognosi di assistenza, sussidi e aiuti pubblici.
Certo, il pre-requisito affinché la montagna esca dalla condizione di isolamento e quasi sudditanza rispetto al resto della nazione è, ovviamente, la fruizione dei servizi minimi e basilari: scuole, assistenza sanitaria, viabilità e connessioni web veloci. «Sento spesso esperti che si dilettano a dipingere e raccontare una fase quasi apocalittica e terminale delle realtà montane, élite di pensatori che sviscerano l’argomento spopolamento, quasi compiaciuti. – riprende Paglione – Lo spopolamento, questo deve essere chiaro, si combatte solo assicurando i servizi basilari: viabilità degna di questo nome, assistenza sanitaria di prossimità, piccole scuole aperte e interconnesse per garantire il diritto allo studio. Solo così la montagna può essere vivibile, per chi ci è rimasto, e addirittura attrattiva per chi vuole tornarci o cominciare a viverci. Usciamo dalla fase apocalittica, diamo un messaggio di incoraggiamento e di speranza, quello che passa attraverso l’idea di una montagna realmente produttiva, viva e vivace. La comunità dei centri montani è coesa, ciascun abitante ha un suo ruolo, parte di un tutto che funziona. – aggiunge Paglione, toccando temi sociologici se non addirittura antropologici – Bisogna ora fare massa critica, per permettere a chi vive nelle aree interne montane di rimanere, per far tornare chi intende farlo, per dimostrare che in montagna si può fare e bene, con successo, anche impresa e combattere definitivamente la cultura dello scoraggiamento, l’alibi dello spopolamento».
Basta, insomma, «interventi caritatevoli» o assistenzialistici, dice in sintesi Paglione, perché la montagna ha un nuovo ruolo strategico in quest’epoca di transizione ecologica. La montagna non è più un problema per il resto del paese, ma è un’opportunità, appunto, come recita lo slogan della tre giorni che sarà ospitata proprio a Capracotta: “Fare della marginalità un’opportunità”.
Francesco Bottone