Pubblichiamo, di seguito, la nota dell’associazione Wilderness (AIW) – www.wilderness.it in merito alla questione orsi e caccia.
«È storicamente dimostrato che mai nessun orso marsicano sia stato ucciso durante la legittima attività venatoria. Ed anzi, che gli unici, furono volutamente uccisi dal fondatore del Parco e suo primo Presidente, l’on Erminio Sipari. Una decisione poi fortunatamente mai più ripetutasi prima del 1936 quanto la specie fu protetta con legge statale (onore al merito al Conte Gian Giacomo Gallarati Scotti, allora senatore del Regno d’Italia che così volle far legiferare). Eppure, con la motivazione di voler difendere i due cuccioli di Amarena, l’orsa uccisa lo scarsa estate a San Benedetto dei Marsi, e ancora oggi viventi al di fuori dei confini del Parco, le autorità, supportate – ovviamente – dalle solite associazioni animaliste anticaccia, hanno richiesto alle autorità regionali di chiudere la caccia nella zona esterna frequentata dai due cuccioli. Questo per evitare che possa succedere che durante le battute di caccia al cinghiale possa capitare quello che non è mai successo prima. La cosa da chiedersi è quindi, visto che si caccia in tutto l’Abruzzo, il Lazio e il Molise (dove si aggirano orsi e altri animali protetti), per quale motivo la chiusura alla caccia la si chiede solo per la modesta zona dove si aggirano i due cuccioli? Privilegiati in quanto orfani di mamma? Ma ha senso? Ha una logica? Perché se ce l’ha, allora bisogna chiudere la caccia non solo nelle suddette Regioni, ma in tutto il territorio nazionale dove si aggirano tutte le specie protette. Altrimenti bisogna riconoscere che si tratta della solita furbata degli animalisti-anticaccia (che in questo sono campioni)».