• In evidenza
  • Alto Molise e Alto Turia: cooperazione internazionale tra Riserve della Biosfera contro lo spopolamento

    «Un gemellaggio tra riserve della biosfera di aree interne che guardano al futuro». Potrebbe essere questa la sintesi della esperienza di cooperazione internazionale vissuta da una delegazione dell’Alto Molise che ha partecipato, nei giorni scorsi, a un incontro sui temi della biodiversità, dei cambiamenti climatici e della gestione forestale, nella Comunità Valenciana. Dal Molise altissimo e verde alla Spagna, facendo cooperazione e scambiandosi idee e pratiche gestionali virtuose ed efficaci in materia di ambiente e foreste, ma anche di politiche di contrasto allo spopolamento delle aree interne. Ne parliamo con Andrea Cinocca, presidente del Consorzio AssoMaB e della Riserva della Biosfera Collemeluccio-Montedimezzo, fra i protagonisti del gemellaggio tra Riserve MaB UNESCO d’Italia e Spagna.

    Presidente Cinocca, che tipo di esperienza è stata quella vissuta in Spagna?
    «Un’esperienza breve, ma profonda e significativa. Abbiamo incontrato la comunità dell’Alto Turia, una Riserva della Biosfera che condivide con noi valori e sfide: tutela ambientale, sviluppo sostenibile, spopolamento delle aree interne. Il gemellaggio che abbiamo avviato non è solo tra enti: è un patto tra territori, tra persone che riconoscono di appartenere a un’unica grande famiglia, quella delle Riserve MaB UNESCO e di perseguirne i principi».

    Quali temi avete affrontato nel corso dell’incontro?
    «Grazie al progetto europeo MABTWIN, ci siamo confrontati su biodiversità, cambiamenti climatici, agricoltura ecologica, gestione forestale, turismo sostenibile, mobilità dolce, osservazione astronomica e inclusione sociale. Lo scambio di buone pratiche è stato intenso, concreto e arricchente. In questo percorso è stato fondamentale il contributo dell’Università del Molise, socio fondatore del Consorzio e partner scientifico del progetto, che ha costruito e facilitato il dialogo tra esperienze locali e visioni più ampie grazie al lavoro del professore Paolo Di Martino e suoi collaboratori».

    Perché un progetto in Spagna con una piccola comunità come la vostra: cosa lega Alto Molise e Alto Turia?
    «Ci siamo resi conto che le aree interne in Europa condividono problemi simili: spopolamento, fragilità del sistema di welfare, carenza di servizi, difficoltà di governance multilivello. Ma condividono anche una risposta comune: puntare sull’ambiente come leva di rinascita, sulla coesione sociale, sulla ricerca e sulla costruzione di reti. È una sfida culturale oltre che amministrativa, e va affrontata insieme».

    Che ricadute avrà questa iniziativa sui vostri territori?
    «Innanzitutto, ci ha permesso di rinsaldare i legami interni tra i nostri Comuni, cioè Carovilli, Chiauci, Pescolanciano, Pietrabbondante, Roccasicura, San Pietro Avellana, Vastogirardi che voglio ringraziare tutti, con associazioni, operatori locali, enti di istruzione e ricerca e cittadini, soprattutto con le giovani generazioni. E poi apre nuove prospettive per sviluppare progetti già avviati e in fase di realizzazione: dalla valorizzazione delle filiere locali all’educazione ambientale, dai cammini al turismo esperienziale, fino alle nuove politiche di contrasto allo spopolamento. Il nostro territorio, come l’Alto Molise tutto, ha potenzialità enormi, e questo gemellaggio ci aiuta a metterle in rete, a renderle più visibili e più forti».

    Quanto è importante oggi cooperare tra territori?

    «È una azione vitale per le nostre piccole realtà e noi stiamo lavorando quotidianamente su questo. La cooperazione però deve essere multilivello, inter e intra-territoriale e generazionale: tra territori simili, istituzioni, società civile e coraggiosi imprenditori che hanno deciso di investire da noi. Perché sviluppo sostenibile vuol dire costruzione collettiva, che richiede ascolto, visione e responsabilità condivise».

    Cosa accadrà ora, dopo la tappa spagnola?

    «Il cammino continua: intanto, dal 21 al 24 maggio ospiteremo i nostri partner dell’Alto Turia per completare lo scambio, chiudere formalmente il progetto e soprattutto rilanciare insieme nuove collaborazioni. Sarà un altro momento di dialogo e confronto, ma anche di festa, per mostrare il meglio della nostra terra e rafforzare un legame che ha già messo radici profonde».

    Cosa portate a casa da questa esperienza?
    «La consapevolezza che anche dai cosiddetti “territori minori” possono nascere esempi forti di innovazione, resilienza e comunità. La nostra Riserva può essere un laboratorio europeo a cielo aperto, e oggi abbiamo alleati, strumenti e idee per farlo. Il cammino è appena cominciato, ma le basi sono solide: abbiamo radici profonde e lo sguardo rivolto al futuro come i nostri maestosi alberi».

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.

    Lascia un commento