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  • Ospedale di Agnone: ecco il “piano Paglione” che l’Asrem continua a ignorare per ordini di scuderia

    Il blitz di un medico, un giovane medico, nel corso di un appuntamento politico spacciato per conferenza tecnica in merito alle sorti della sanità pubblica in Alto Molise. Accade a Pescopennataro, dove il sindaco Pompilio Sciulli ha invitato il presidente Roberti, l’europarlamentare Patriciello, il direttore generale dell’Asrem, Giovanni Di Santo, ed altri esponenti politici regionali del Molise e del confinante Abruzzo per fare il punto sulla domanda di cure mediche in Alto Molise. Domanda alla quale non corrisponde un’offerta adeguata da parte delle istituzioni.

    A margine della conferenza, poco più che una serie di comizi e frasi fatte, il giovane medico agnonese, Gianluca Paglione, prendendosi la parola, ha illustrato pubblicamente la sua proposta di rilancio dell’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone. Il presidio sanitario pomposamente definito ospedale di area particolarmente disagiata è giunto ormai alla canna del gas, svuotato di personale e di servizi. Eroga stipendi e laute indennità ai medici in pensione rientrati nei ranghi, più che servizi sanitari a beneficio dell’utenza. Eppure per ridare vita, senso e futuro a quella storica struttura sanitaria basterebbe davvero poco. Ne abbiamo parlato con l’estensore della proposta operativa, il dottore Gianluca Paglione appunto.

    Il dottore Paglione

    «La mia personale proposta per il rilancio dell’ospedale civile di Agnone, – ci spiega – nasce dalla mia esperienza e dal ruolo che attualmente ricopro come Guardia Medica con incarico di sostituzione a tempo determinato, in carenza di medici, presso la sede di Continuità Assistenziale di Agnone, sita proprio all’interno dell’ospedale San Francesco Caracciolo. Tale incarico viene rinnovato ogni mese o trimestralmente, in qualsiasi momento, a seguito di approvazione della graduatoria definitiva si decadrebbe dallo stesso. Attualmente tale servizio è garantito dalla presenza di una sola dottoressa titolare, a tempo indeterminato e, dalla presenza di tre sostituti a tempo determinato, tutti specializzandi, tra cui il sottoscritto e altri due colleghi entrambi campani. Già solo con questo si smentisce l’affermazione di ASReM circa la mancanza di giovani medici disposti a venire in Agnone».

    Bene, prima bufala smontata: i giovani medici non vogliono venire ad Agnone. Però, dottore, come si rilancia davvero questa struttura sanitaria di confine?

    «Proprio da questo esempio, cioè dal fatto che un servizio cosi importante come la continuità assistenziale, sia stato garantito fino ad ora dall’impiego di medici in formazione specialistica, nasce l’idea del rilancio dell’ospedale civile di Agnone, frutto anche di quello che ho vissuto sulla mia pelle come specializzando presso l’ospedale clinicizzato S.S. Annunziata di Chieti dove sto svolgendo la mia specializzazione. – continua Paglione – Nel giro di circa dieci giorni dall’avvio del nostro servizio presso quell’ospedale di Chieti, io e i miei colleghi venimmo a conoscenza che per noi ci sarebbe stato un cambiamento importante in quanto sarebbe stato aperto un reparto satellite del nostro, una medicina lungodegenza di venti posti, proprio per salvare un ospedale in difficoltà, il Gaetano Bernabeo di Ortona. Infatti ci venne detto che due di noi a, turno, per periodi di circa due mesi, saremmo dovuti andare a Ortona, dove avremmo trovato il nostro Direttore di Scuola di Specializzazione, anch’egli inviato lì nel giro di pochi giorni, con il ruolo di Primario Facente Funzione. Questa operazione sarebbe stata a costo zero per l’Azienda Sanitaria Lanciano Vasto Chieti, gli unici che avrebbero avuto delle spese aggiuntive saremmo stati noi specializzandi che però, avendo un ruolo nullo nel processo decisionale relativamente all’organizzazione del lavoro e delle mansioni ad esso associabili, non avremmo potuto esprimere la ben che minima contrarietà. Vale il concetto che lo specializzando esegue ciò che gli viene detto».

    Medici inviati dove servono, quello che andiamo scrivendo da tempo su queste colonne, non dove vogliono andare o restare. I famosi ordini di servizio che l’Asrem, per insondabili motivi, non si decide a firmare.

    «Inoltre nei mesi successivi, sono stati indetti sia dei concorsi che degli avvisi, a cui gli specializzandi, dal secondo anno di specializzazione in poi, possono partecipare in base a quanto previsto dal Decreto Calabria, e qualora vincitori diventare una figura ibrida quella degli “strutturandi”, ovvero medici che pur non avendo ancora il titolo di specializzazione, hanno un incarico di dirigente medico quasi del tutto sovrapponibile a quello dei colleghi specialisti con l’unica differenza consistente nella necessità di avere un tutor di riferimento, e quella di dover garantire un certo numero di ore mensili alla scuola di specializzazione di appartenenza. Nel momento in cui lo strutturando, si specializza, automaticamente il rapporto di lavoro passa dall’essere a tempo determinato all’indeterminato in caso di concorso, oppure rimane al tempo determinato, ma comunque con la nuova qualifica, nel caso degli avvisi. Questo è quello che è accaduto nell’ASL abruzzese dove lavoro, ci sono miei colleghi dell’anno successivo al mio che hanno partecipato ai suddetti concorsi e risultandone vincitori sono stati assegnati agli ospedali dell’azienda ovvero Lanciano, Vasto, Chieti e Ortona. Tutto questo è stato reso possibile grazie alla rete formativa universitaria cioè grazie al fatto che i suddetti ospedali sono stati inseriti nella lista degli ospedali in cui può avvenire la formazione dei medici in formazione e dove possono essere anche allocati i cosiddetti “strutturandi”».

    Il modello abruzzese potrebbe funzionare anche in Molise, questa è la sua proposta in sintesi, ci pare di capire.

    «In Molise ci sono undici scuole di specializzazione medica accreditate presso Unimol, mentre gli ospedali che rientrano nella rete formativa dell’Università del Molise sono il Cardarelli di Campobasso, il San Timoteo di Termoli, il Veneziale di Isernia e la Clinica Villa Maria di Campobasso, privata convenzionata. Poi c’è la situazione particolare del Neuromed di Pozzilli che in quanto IRCSS, e per gli accordi stipulati con altre università, riceve l’apporto di specializzandi provenienti dall’Università di Roma La Sapienza e dall’Università Tor Vergata. Agnone purtroppo sulla carta non rientra nella rete formativa dell’Unimol».

    Ecco il punto, basterebbe far rientrare il “Caracciolo” in quella rete formativa universitaria, giusto?

    «Certo, basterebbe che ASReM e Unimol inserissero anche il Caracciolo di Agnone nella rete formativa e questo garantirebbe due cose importantissime: la prima sarebbe la possibilità immediata di dislocare, senza alcun aggravio economico per l’azienda, giovani medici in formazione specialistica dagli ospedali con valenza universitaria come il Cardarelli a quelli più periferici come quello di Agnone. Una prima misura per sopperire alla cronica carenza di personale medico; la seconda consisterebbe nella possibilità di allocare presso il presidio altomolisano i medici strutturandi che attualmente non possono essere inseriti nell’organico del Caracciolo proprio per la sua assenza dalla rete formativa, anche perché nessun direttore di scuola di specializzazione avallerebbe, un tale spostamento, andando così a negare il nulla osta, necessario allo stesso».

    Una proposta concreta e facilmente realizzabile, ma la sensazione diffusa è che la politica regionale e la stessa azienda sanitaria siano sorde rispetto a questo.

    «La peculiarità dell’Ospedale Civile di Agnone è quella di essere stato costruito sul suolo donato da nostri concittadini e con loro donazioni economiche. Il dovere di ogni agnonese è difenderlo. Prima di chiudere l’Ospedale di Agnone ci sono altre strutture che meritano questo trattamento vergognoso come la Clinica Villa Maria di Campobasso che stranamente è stata fatta rientrare nella rete formativa universitaria Unimol a tutto svantaggio dell’Ospedale Civile di Agnone».

    Il presidente Roberti e il dg Asrem, Di Santo

    E in chiusura il dottore Gianluca Paglione aggiunge questa riflessione: «Questa terra, così come i cittadini che la vivono, ha la stessa percezione di salute degli altri italiani, ma ciò che cambia drammaticamente è il modo in cui loro vedono riconosciuto il loro diritto alla salute. Credo che siamo davvero molto vicini alla fine. Lo scopo di questa iniziativa è quello di proporre un’idea concreta in modo tale da non avere mai il rimpianto di non averci almeno provato».

    Idee chiare, passaggi semplici e quasi a costo zero per le casse pubbliche molisane, che la politica regionale e l’Asrem continuano ad ignorare deliberatamente. Intanto il tempo passa e il “Caracciolo” di Agnone si spegne sempre di più, come una candela…

    Francesco Bottone

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