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  • Lettere a l’Eco/ In memoria di Bruno Di Pietro

    Caro Direttore, il 29 agosto scorso ci ha lasciato l’ingegner Bruno Di Pietro, nato ad Agnone da Enrico e Maria La Banca, il 16 giugno 1922. E’ stato un uomo di valore e sono certo che in Agnone è ancora ricordato e stimato da tutti. Le invio il testo “ritratto” fatto da me ai suoi funerali ed alcune foto che, se vorrà, potrà pubblicare.

    Se penso a Bruno di Pietro, all’ingegner Bruno Di Pietro, che ingegnere era “geneticamente”, dalla punta dei piedi a quella dei capelli, mi vengono in mente parole come Coraggio, Forza, Integrità, Coerenza, Onestà, che corrispondono ad altrettanti modi di essere, condizioni dell’anima. Più di ogni altra, però, mi viene in mente una parola che non si usa quasi più… La parola è: onore!

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    Bruno Di Pietro (in foto) ha saputo farsi onore nella propria vita e vi dirò tra poco in quali situazioni e perché.

    Non voglio, non posso raccontarvi qui la sua vita, troppo ricca e troppo piena di tante cose, tutte importanti. Posso parlarvi del grande amore della sua esistenza: Augusta, la compagna di una vita. L’unica che riusciva ad addolcirlo, a smontarne il momento di collera con una smorfia buffa o con un sorriso. Un amore assoluto, totale, che escludeva chiunque altro. Lui, parlandone a noi (e chissà se lo ha mai detto anche a lei) diceva: “Io ho avuto il grande privilegio di amare Augusta” e ne era orgoglioso. Lo diceva sgranando un po’ gli occhi, come a sottolineare la eccezionalità dell’evento e sollecitando la meraviglia dell’interlocutore. Quando Augusta se ne è andata, 11 anni fa, ha trasformato la propria casa in un tempio ad Augusta, collocando sue foto ovunque; E guai a spostargliele! Da ogni punto della casa, ovunque si trovasse, doveva avere di fronte il sorriso della sua Augusta!

    Vi posso parlare del suo rigore professionale, di sue uscite memorabili entrate nel lessico familiare (“E siamo seri, che stiamo giocando!!!) delle sue manie di precisione che tante volte ci hanno “tormentato” (ne sanno qualcosa i nipoti) e tanto ci hanno fatto sorridere. Lui se ne accorgeva e ti rispondeva, ti accoglieva con quella risata calda e contagiosa. Del suo senso dell’umorismo, le sue battute fulminanti, il suo modo di dimostrare affetto: se eri fortunato, a volte, ti dava anche un cazzotto, che da lui, che era stato anche pugile, faceva sempre un po’ paura…

    Sono il genero di Bruno Di Pietro, il marito di Cinzia, sua figlia. Ma le nostre famiglie si conoscono per antica frequentazione ed amicizia da generazioni. Io ho sentito parlare di Bruno, prima ancora di conoscerlo, nei racconti fatti dai miei zii, da Tonino in particolare, nelle sere d’inverno davanti al camino. E i racconti erano circondati da un alone di leggenda. Se ne parlava come di un eroe.

    Gli eroi, ha scritto qualcuno, son tutti giovani e belli:

    Bruno era bellissimo!! Aveva 21 anni ed era fortissimo.

    I fatti sono quelli di 72 anni fa. 8 settembre 1943. Sembra lontanissimo, ma per la storia è ieri. Un battito di ciglia. L’Italia è allo sbando. Ha appena firmato una resa incondizionata con gli Alleati ed i tedeschi stanno risalendo la Penisola.

    Bruno è a Bari, allievo ufficiale. Potrebbe starsene li, il fronte è lontano, ad aspettare gli eventi. Potrebbe tornarsene a casa, come hanno fatto in tanti. Lui no. Lui decide di seguire gli eserciti alleati con il Corpo di Liberazione Nazionale. E non lo fa soltanto perché ritiene sia la cosa giusta da fare. Lo fa per dimostrare anche agli Inglesi ed agli Americani che gli italiani non sono tutti pagliacci in orbace, che ci sono anche qui uomini di valore, capaci di combattere per gli ideali di libertà e di giustizia.

    Dall’autunno ’43 al maggio ’44 Bruno combatte a Montecassino e partecipa a quella che sarà la battaglia più feroce e sanguinosa mai combattuta sul suolo Italiano: oltre 100.000 soldati alleati morti. 20000 tedeschi lasciati sul campo.

    Lui ce la fa. Entra a giugno del ’44 a Roma con i liberatori. Non cerca ricompense, non si vanta mai di ciò che ha fatto. Raggiunge casa, a piazza Tuscolo. Riabbraccia i genitori. Il padre lo accoglie fiero e commosso e gli dice: “Bene Bruno, adesso devi riposare. Tra una settimana però riprendi gli studi perché devi recuperare gli esami…”. Questo era il rigore di quell’epoca e Bruno fa il suo dovere. Studia, si laurea. Tutto come se fosse la cosa più ovvia e banale del mondo.

    Bruno è sempre stato dalla parte giusta della Storia. Ha sempre scelto liberamente, pagando le conseguenze delle proprie scelte e rischiando, per questo, la propria vita.

    Ha fatto questo perché era la cosa giusta e per consentire anche a noi di vivere la nostra vita da uomini liberi e non da sudditi.

    Allora dico a voi nipoti, a Marco, che oggi è lontano, ma col cuore è qui con noi, a Matteo, a Enrico, a Patrick e anche al piccolo Alessandro, quando arriveranno i momenti importanti delle vostre vite, quando vi troverete di fronte a scelte difficili, pensate a ciò che avrebbe fatto Bruno e non sbaglierete. Anzi, onorerete in tal modo la memoria di Bruno Di Pietro. Perché Onore è ciò che si è meritato:

    ONORE A BRUNO DI PIETRO, ONORE A BRUNO DI PIETRO!!!

    Giuseppe Sammartino 

     

     

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