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  • A messa non serve il green pass, la Cei zittisce don Francesco Martino

    Saranno libere dal Green pass le messe e anche le processioni. Don Francesco Martino se ne faccia una ragione. Però la certificazione anti-Covid servirà per tutta una serie di attività che le parrocchie promuovono: dagli incontri al chiuso, alle iniziative sportive, dagli spettacoli all’oratorio. Il vademecum che indica regole e comportamenti all’ombra del campanile arriva dalla Conferenza episcopale italiana, attraverso l’Ufficio nazionale comunicazioni sociali, e accompagna la lettera che la presidenza della Cei ha inviato ai vescovi e alle parrocchie della Penisola proprio in questi giorni che seguono le polemiche innescate dalla “raccomandazione” fatta dal parroco di Belmonte: chi non è vaccinato resti a casa, non venga in chiesa, perché mette a rischio l’intera comunità. Una presa di posizione, definita un “consiglio” dallo stesso sacerdote, dopo la positività al Covid registrata dall’Asrem in una persona che aveva partecipato alla messa in paese.

    A distanza di pochi giorni il pronunciamento della Cei che sembra mettere ordine in materia e anche il freno a qualche sacerdote incline forse all’ipocondria. Nell’agenda delle parrocchie entrano le nuove disposizioni del governo Draghi sul Green pass che scatteranno dal 6 agosto, questione di ore ormai. La Cei specifica – come già annunciato dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri – che la certificazione «non è richiesta per partecipare alle celebrazioni» in chiesa. Al pranzo del matrimonio sì, durante la messa nuziale no, misteri della fede, o meglio della politica. Resta comunque in vigore il protocollo sulle “Messe sicure” del 2020 che prevede il vincolo della mascherina, il distanziamento fra i banchi, la comunione da ricevere solo in mano, lo stop allo scambio della pace con la stretta di mano e le acquasantiere lasciate vuote. In aggiunta dispenser di presunto disinfettante per mani praticamente ovunque e sanificazione straordinaria dell’edificio sacro a cadenza ravvicinata, come avviene a Belmonte su disposizione di don Martino.

    «Consci della situazione generale – scrive la presidenza Cei – viviamo dunque la nostra fede come dono gratuito, che si esprime anche nei gesti e nelle celebrazioni, a partire dall’Eucaristia, evento di grazia che va colto nella sua importanza. Nella convocazione e nella partecipazione alla celebrazione si manifesta il nostro essere comunità, il nostro essere famiglia». E il monito: «Raccomandiamo, ove ricorrano condizioni di sicurezza, di non far mancare al nostro popolo questi gesti di preghiera, partecipazione e speranza perché la Chiesa sia presente in questo tempo così particolare». Nelle istruzioni stilate in Circonvallazione Aurelia a Roma, che intendono «orientare la vita delle comunità nei prossimi mesi», si chiarisce anche che «non è richiesta la certificazione per le processioni». Vanno invece garantite le mascherine ben indossate e la distanza di almeno un metro e mezzo fra i fedeli ma anche le misure per evitare gli assembramenti. Niente lasciapassare anti-Covid anche per chi partecipa ai centri educativi per l’infanzia, compresi i centri estivi.

    «Questo significa – sottolinea la Cei – che non è necessario il Green pass per le persone coinvolte nei centri estivi parrocchiali (oratori estivi, Cre, Grest, ecc…), anche se durante essi si consumano pasti». Invece dovrà essere esibito da coloro che entrano nei bar parrocchiali per consumare al tavolo dentro un locale, che assistono a rappresentazioni, eventi o competizioni sportive, che visitano musei d’arte sacra o mostre, che utilizzano le strutture interne dell’oratorio, che frequentano centri culturali o ricreativi tra le mura di un edificio. La Cei aggiunge che è esente dal Green pass chi ha meno di 12 anni: questo lascia intendere che non riguarderà il catechismo o almeno alcune fasce d’età. Al reverendo parroco di Belmonte non resta che obbedire.

    Bernardo Gui

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