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  • Abuso d’ufficio per i sindaci, Uncem: «Non sono una casta, né una corporazione e non fanno un mestiere»

    Mentre sull’abuso di ufficio i partiti, a Roma, si confrontano, analizzano, propongono, il tema viene ignorato dai candidati alle regionali del Molise, anche da coloro che provengono da una esperienza da amministratori locali. Il tema è stato rilanciato, nelle scorse settimane, in solitaria, dal presidente dell’Anci Molise, Pompilio Sciulli. Una voce nel deserto, perché nei tanti comizi e incontri elettorali che si sono svolti ad Agnone, il tema dell’abuso d’ufficio che di fatto paralizza i sindaci e impedisce di spendere risorse è stato completamente ignorato.

    Oltre all’Anci c’è l’Uncem, rappresentato in Molise da Candido Paglione, che tra l’altro è un sindaco in carica e candidato del Pd alle prossime regionali, che ha portato all’attenzione della classe politica la delicata questione.

    «Negli ultimi anni l’azione degli amministratori locali è finita troppo spesso sotto la lente della Magistratura. Con titoloni urlati sui giornali. Con conseguenze gravi sulle loro vite e famiglie. Con un senso di smarrimento di fronte a loro mancate scelte o decisioni, finite sotto accusa, piuttosto che a fatti accidentali, senza dolo dell’amministratore, che hanno causato danni a terzi. – spiegano dall’Uncem – Situazioni complesse da esaminare, l’una diversa dall’altra. La magistratura ha aperto fascicoli anche per conseguenze di alluvioni, di allarmi non ben comunicati, di rischi non adeguatamente esaminati e comunicati alle popolazioni. Per i sindaci servono tutele e strumenti diversi per agire. Loro stessi devono conoscere meglio la normativa, le opportunità per tutelarsi, comprese quelle assicurative; i sindaci devono agire anche per evitare conseguenze giudiziarie.

    Nelle aule dei tribunali nessuno vuole mai finire e, come diciamo sempre, la Magistratura si rispetta, ma tutti i pezzi dello Stato hanno pari dignità e dunque occorre proteggere anche i più lontani e i meno deboli, i sindaci appunto. Gli “scudi” qualcuno li ha evocati, ma non sono forse la soluzione. Le differenze nelle norme invece possono andare a cesellare e risolvere alcune situazioni più critiche. Aggiungiamo che, i sindaci e gli amministratori locali, non sono una corporazione. Non sono una casta e non fanno “un mestiere”. Lavorano a servizio della comunità che li ha eletti ed elette. Dunque sta allo Stato garantire opportuni strumenti di intervento, di azione, di lavoro. Compresa una adeguata indennità. Mentre invece, su responsabilità, ruolo, dignità, poco si è fatto. Vi sono oggi alcune proposte di legge interessanti depositate in Parlamento, vi sono state aperture dei Ministeri della Giustizia e degli Interni. Molto lavoro resta da fare». 

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