Le “Terre di Mezzo” rappresentano quel luogo sospeso tra il restare e l’andarsene, tra la perdita delle radici e il bisogno di trasformazione. L’Alto Molise e l’Alto Vastese, alle prese con lo spopolamento che va avanti da decenni, indotto e causato da precise scelte politiche, possono rappresentare alla perfezione l’idea di abbandono che sottende lo status di terra di mezzo.
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E di queste tematiche, di spopolamento e di perdita delle identità locali, si è parlato nella Sala Nassirya presso il Senato della Repubblica, in occasione della presentazione del libro dal titolo “Storie ma non tanto” del professore Domenicangelo Litterio, originario di Castiglione Messer Marino e, tra le altre cose, impegnato pubblicamente e politicamente, nell’accezione positiva del termine politica, nella difesa delle aree interne, quelle tra Abruzzo e Molise appunto.
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Un incontro, quello romano, voluto dal senatore Etelwardo Sigismondi, che ha avuto il merito di accendere o riaccendere ancora una volta i riflettori sulla dura realtà delle aree interne dell’Appennino. «Territori crocevia di tensioni e di speranze» come ha commentato la assessore regionale Tiziana Magnacca presente alla presentazione, perché a suo volta originaria di Castiglione Messer Marino, «luoghi che, seppur ricchi di storia, di tradizioni di servizi, sono segnate dallo spopolamento e dalla riduzione dei servizi essenziali». Un’occasione di confronto, coordinato da Sara Vinciguerra, con la presenza straordinaria di Gianni Letta, dell’avvocato Giampaolo Sepio, docente di diritto Tributario presso l’Accademia della Guardia di Finanza, e del giornalista Giampaolo Coletti, direttore di Startupitalia, e del registra Walter Nanni.
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«La nuova grande sfida è quella di preservare le proprie radici puntando a una “nuova sfida”, – ha aggiunto l’assessore alle attività produttive Tiziana Magnacca – per trasformare questi territori in luoghi di sviluppo economico e sociale». «Stiamo cercando di utilizzare la nostra attività parlamentare in modo tale che sia anche una sorta di vetrina del fermento culturale che arriva dalla nostra terra di mezzo. – ha spiegato il senatore Sigismondi – Questa di oggi è una opportunità per porre l’attenzione sullo spopolamento delle terre di mezzo, delle aree interne dell’Appennino, che il Governo Meloni ha posto tra le priorità.
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A dicembre abbiamo licenziato al Senato, in prima lettura, un disegno di legge per la tutela e lo sviluppo delle aree montane. Non è solo una dichiarazione di intenti, perché le belle parole non lasciano poi traccia. Noi abbiamo bisogno di segnali concreti, che vuol dire incentivi fiscali, aiuti nel sociale, investire sulle infrastrutture e sui servizi nelle aree interne. I piccoli centri montani rappresentano lo scrigno dove viene conservata l’autenticità della nostra terra».
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«La terra di mezzo è qualunque cosa trascurata, qualunque ambiente, fisico o psicologico, che non ha l’attenzione dovuta e al quale vengono negati i diritti. – ha spiegato l’autore del libro, il dirigente scolastico in pensione Domenicangelo Litterio – La terra di mezzo è una periferia, un paese abbandonato, sono persone alle quali non si dà credito, la parte preponderante del mondo attuale. Le terre di mezzo hanno un ponte e una prospettiva di salvezza, perché il sedime identitario che lì si è accumulato è talmente solido che disgregarlo completamente risulta difficile.
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Coloro che sono partiti, per motivi economici, dalle terre di mezzo, ora chiedono di tornare. Il sistema valoriale non si è interrotto andando altrove, per cui il ritorno è una volontà di riappropriarsi di quel sistema valoriale. Ho abbandonato la strada della ricerca sociologica, per ascoltare la gente che raccontava e racconta. Le donne, gli uomini, anche i migranti e i loro figli, compongono le storie delle terre di mezzo, storie di vita vissuta, ma non tanto e non solo storie».
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Le aree interne non hanno nemmeno un nome proprio, ha sottolineato Litterio, non hanno una dignità: vengono indicate con un aggettivo, “alto”, aggiunto al nome Molise o Vastese: l’Alto Molise e l’Alto Vastese appunto. Forse bisogna partire proprio dal nome, che sia identificativo delle aree interne. «Non servono miracoli per le terre di mezzo, – ha insistito Litterio – ma è sufficiente che in Alto Molise e Vastese si possa vivere dignitosamente.
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I diritti costituzionali nelle aree interne devono essere assicurati e non devono dipendere da niente altro, perché se il diritto all’istruzione dipende dal numero di alunni in una classe allora non è più un diritto, non mi viene più riconosciuto. La logica dei numeri è la strategia scelta dai politici per umiliare le aree interne, è la spada che uccide l’entroterra. La politica deve trovare la soluzione, ma la sociologia indica la possibile strada: la tecnologia, facendo ad esempio delle scuole con lezioni da remoto. E’ giunto il momento che si cominci a parlare di dignità, di diritti, di identità delle terre di mezzo e di servizi».
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E sui servizi essenziali e costituzionalmente garantiti è stata decisa e chiara l’avvocata e assessore regionale Tiziana Magnacca: «L’articolo tre della costituzione, sull’uguaglianza, va letto in maniera sostanziale: non va riconosciuto a tutti lo stesso trattamento, ma paradossalmente avremo la possibilità di garantire i diritti a tutti, anche a chi vive nelle aree interne, nella misura in cui tratteremo diversamente le aree interne.
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Affinché l’articolo tre della Costituzione sia effettivamente applicato è necessaria una normativa derogatoria rispetto ai servizi essenziali che vada oltre e al di là della logica dei numeri. Serve il desiderio concreto di non fare più chiacchiere, ma di metterci, noi responsabili della politica, le risorse necessarie, perché in ultima analisi di questo si tratta, affinché ci sia una eguaglianza sostanziale per chi vive nelle aree interne del Paese».
Francesco Bottone