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  • Bilancio Regione Molise: meno personale, più consulenze e la spesa si impenna

    ANSA) – CAMPOBASSO, 26 OTT – Rendiconto generale della Regione Molise 2016 parificato dalla presidente della Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, Cristina Zuccheretti, ad eccezione di alcuni capitoli, oggetto di rilievi di irregolarità. A chiederlo, il Procuratore regionale, Stefano Grossi, che ha evidenziato “molteplici aree che richiamano urgente attenzione per gli interventi di miglioramento dei risultati e per l’attivazione di misure di recupero e/o incremento dell’efficienza amministrativa contabile”. Le entrate di competenza accertate sono state pari a 1.565,30 milioni di euro, con una differenza negativa di 555,97 mln rispetto allo stanziamento definitivo di previsione. Nell’esercizio 2016, l’83,98% delle entrate tributarie accertate, 602,45 mln di euro, è stato destinato a finanziare la sanità, ma risulta che la Regione non ha dato compiuta e completa attuazione a quanto previsto in tema di armonizzazione dei sistemi contabili nel settore sanitario. Altro punto evidenziato riguarda le società partecipate. “La Regione – si legge nella requisitoria – non si è ancora dotata di un Piano di razionalizzazione integrativo che comprenda anche le partecipazioni indirette, oltre alla estrema genericità del piano di razionalizzazione da parte delle società in house e di quelle direttamente partecipate”. Per quanto riguarda i controlli interni, la Sezione di controllo ha evidenziato che “l’Amministrazione regionale non ha provveduto a definire le norme di dettaglio necessarie per la concreta attuazione degli stessi e che, conseguentemente, non sono stati esercitati in modo corretto”. Nel 2016 la spesa per il personale ha costituito una parte rilevante della spesa corrente anche se, rispetto al 2015, si è registrato una diminuzione delle unità che sono passate da 664 a 631. C’è stata, dunque, una contrazione della spesa anche se, ha evidenziato Grossi, il dato positivo per una valutazione complessiva “dovrebbe essere confrontato con il numero totale dei contratti di consulenza che vengono trasmessi alla Corte dei conti solo se di importo superiore ai 5 mila euro, e la relativa spesa sostenuta”. In sostanza, ha evidenziato il Procuratore, al trend in diminuzione del personale ha fatto riscontro, in genere, un aumento della spesa per consulenze, che spesso sono servite per sopperire alla mancanza di personale. Sotto la lente della Corte di conti, anche le spese di rappresentanza “che hanno assunto per la finanza pubblica un particolare rilievo”. Da qui, l’osservazione che tali spese possono ritenersi legittime a condizione che “sussistano uno stretto collegamento con le finalità istituzionali, la necessità di rendere note all’esterno le attività dell’ente, la specifica previsione nel bilancio e nel piano esecutivo di gestione e, infine, la fissazione di criteri predeterminati e della tipologia degli interventi attraverso un atto regolamentare o un atto generale a valenza regolamentare”.

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