AGNONE – «Quanto accaduto non è giustificabile ed è di una gravità inaudita», ma probabilmente i pazienti in dialisi, anche se avessero iniziato il trattamento, non avrebbero rischiato più di tanto perché «le apparecchiature di dialisi sono provviste di un alimentatore a batteria che permette di potare a termine la seduta in corso».
L’infermiera Enrica Sciullo, già combattiva portavoce del comitato “Il cittadino c’è”, chiarisce qualche punto in merito ai rischi corsi dai pazienti durante le cinque ore blackout che si sono registrate al “Caracciolo” nei giorni scorsi. Don Francesco Martino, appeno dopo l’interruzione dell’energia elettrica, aveva denunciato il pericolo per i pazienti, in particolari per quelli della dialisi. Pur senza voler minimizzare l’accaduto, l’infermiera Sciullo ora ridimensiona l’allarme. «Teniamo a chiarire alcuni particolari importanti. – spiega – Durante il blackout il pronto soccorso era funzionante, c’è stato solo un limitato accesso ai sistemi informatici, ma è stato operativo, tant’è che i Vigili del fuoco hanno aiutato non ad evacuare, ma a trasportare alcuni pazienti da ricoverare nell’unico reparto presente: la medicina. In merito alla possibilità che tale evento potesse verificarsi durante una seduta dialitica, le apparecchiature di dialisi sono provviste di un alimentatore a batteria che permette di potare a termine la seduta in corso. Certo è grave che un servizio con caratteristiche subintensive, quale è la dialisi da poco inaugurata, non sia collegata ad un gruppo di continuità che ne garantisca l’operatività in condizioni di emergenza».