Data importante, quella di oggi, per la comunità di Poggio Sannita. Sono passati, infatti, esattamente cento anni dal 15 gennaio del 1922, quando con un Regio Decreto, su proposta del Ministero dell’Interno, venne recepita la delibera del Consiglio comunale del piccolo centro montano e cambiò ufficialmente la denominazione del Comune che, da allora, assunse quella di Poggio Sannita al posto della precedente Caccavone. Il processo di cambiamento del nome aveva avuto inizio il 20 febbraio del 1921 quando il Consiglio comunale di Caccavone approvò la storica delibera secondo la quale «poiché il nome del Comune ricorda nella prima parte una cosa che disgusta, e nella seconda un accrescitivo che riempie la bocca e gli orecchi, suscitando il riso e la derisione della gente, il nome viene cambiato in “Vinoli”, secondo i prodotti tipici locali».
Da Caccavone a Vinoli, dunque, questo con la prima deliberazione del Consiglio comunale dell’epoca, che evidentemente non aveva altro di più importante da fare. Successivamente, il 3 luglio del 1921, lo stesso Consiglio comunale tornò sulla questione e giudicando non sufficientemente caratterizzante il nuovo nome, considerato che nel territorio comunale vi era stata la presenza di accampamenti Sanniti, approvò una nuova delibera con la quale il nome del Comune venne cambiato definitivamente in Poggio Sannita. «Un processo lungo, dunque, durato oltre un anno, ma che, di fatto, non ha prodotto effetti se non dal punto di vista formale. – commenta il noto poeta e cultore di storia locale, Tiberio La Rocca – Poggio Sannita fu Caccavone? Alla luce dei fatti, ciò non rappresenta la realtà. Al di là dei documenti ufficiali, Caccavone era e Caccavone è. Non soltanto per me, ma per una buona parte dei miei concittadini, il nome non è mai mutato e viene ancora oggi pronunciato con orgoglio e con un forte senso di appartenenza. Forse è giunto veramente il tempo di ritornare a quello che era». E per l’occasione il poeta Tiberio La Rocca ha composto una poesia (foto qui in basso, ndr).