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  • Cambio del nome a Poggio Sannita, finisce in polemica tra “caccavonesi”

    Anche la rievocazione storica del cambio del nome a Poggio Sannita è motivo di scontro politico. La celebrazione ufficiale si è sostanziata in un convegno con due relatori di spessore, quali il professor Antonio Arduino e l’architetto Franco Valente, massimi esponenti della cultura molisana. Il capogruppo della minoranza, Tonino Palomba, avrebbe voluto prendere la parola, ma pare gli sia stato impedito dagli organizzatori. E proprio Palomba commenta: «In relazione a queste celebrazioni per il centesimo anniversario del cambiamento del nome del paese, il nostro gruppo politico ha avanzato diverse proposte, a cominciare da quella di istituire una Commissione consiliare ad hoc, allargata a rappresentanti della locale società civile, che potesse programmare, organizzare e gestire l’evento in maniera autorevole e qualificata, sotto l’egida del Comune. Nella nostra visione, -spiega Palomba, che di Poggio è stato sindaco nel recente passato – il Comune in quanto istituzione pienamente competente riguardo ad una circostanza di tale portata, attraverso la Commissione avrebbe dovuto essere il propulsore di tutte le iniziative, con una pianificazione e organizzazione aperta al contributo di tutti: cittadini e associazioni, con idee e proposte in linea con il reale significato della manifestazione.


    La riscoperta e la valorizzazione, anche in chiave di sviluppo, del nostro importante patrimonio proveniente dalla civiltà contadina, da cui tutto nasce: cultura; storia; economia; linguaggio; tradizioni, usi e costumi ed in definitiva l’identità
    caccavo-poggese, indissolubilmente nostra. La proposta, che – ripete il capogruppo di opposizione – abbiamo avuto modo di formalizzare e illustrare, non è stata recepita. Altri erano i programmi dell’amministrazione e altro è il modo di procedere cui assistiamo in questi giorni, molto diverso da quello che era la nostra impostazione per celebrare la ricorrenza. Tenendo conto che l’anniversario copre un arco temporale vasto, che arriva al febbraio 2022 e che, come mi è parso di capire da una bozza di programma, è anche nelle intenzioni dell’amministrazione, ci auguriamo almeno che una valida, fedele e improcrastinabile ristampa del libro “Caccavone” scritto da Filippo Moauro nel 1908, accompagnata dalla pubblicazione di foto e documenti storici, trovino la luce ed un adeguato spazio espositivo, per divulgare appropriatamente, soprattutto alle nuove generazioni, i fatti salienti del nostro passato. Non rinunceremo a questo progetto, se l’ente non lo porterà avanti, ce ne faremo carico insieme ad altri amici che ne condividono la natura».

    E dopo questo sfogo, Palomba si addentra in un’analisi socio-politica del presente e del futuro: «Cento anni fa l’allora Caccavone contava poco meno di tremila abitanti. La ricerca di un futuro migliore spinse la nostra gente, assieme a milioni di connazionali, ad un’emigrazione di massa dalla fine dell’800, agli anni ’70 del secolo scorso. All’inizio la destinazione fu verso le due, lontanissime Americhe, poi in direzione dei paesi europei e delle città italiane del boom economico, infine l’approdo a Roma prediletta, accogliente e vicina. Detto questo, oggi a Poggio Sannita viviamo in poco meno di 600 persone (589 il dato riferito al 31 luglio, ndr), un dato che preoccupa, che pone interrogativi sul futuro e getta pesanti ombre sulla sopravvivenza stessa del nostro borgo. Da queste considerazioni emerge chiaro che è lo spopolamento, il lascito più pesante di questo secolo di vita che oggi ricordiamo con l’anniversario del cambiamento del nome, ma che potrebbe assomigliare ad altro di più nefasto, cui non vogliamo credere e nemmeno pronunciare. Ma nemmeno possiamo ignorare il problema. Giornate come questa ci aiutino a riflettere, a porre basi nel brevissimo periodo, per cercare di arrestare l’emorragia demografica e avviare l’inversione di tendenza con misure incoraggianti e concrete ma anche con l’ottimismo della ragione».

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