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  • “Caracciolo”: si va verso l’ospedale di comunità, ma serve almeno un Pronto soccorso h24

    Riconversione, è questa la parola d’ordine, la strada maestra, l’unica possibilità per non veder chiudere definitivamente l’ospedale cittadino e salvaguardare, come ha sottolineato il noto e stimato pediatra Italo Marinelli in sede di Consiglio comunale monotematico, anche i livelli occupazionali.

    Il dottore Franco Paoletti, ex primario facente funzioni nonché consigliere comunale in Agnone

    L’ex primario facente funzioni Paoletti si dice pronto, ragionevolmente, ad accettare la trasformazione in “Casa della salute“. Una conversione quasi obbligata che piace anche a Celeste Del Basso, giovane e brillante chirurga oncologica agnonese che ha lavorato anche all’estero in prestigiosi istituti. Nei giorni scorsi Paoletti e la dottoressa Del Basso avevano incrociato le spade della dialettica, su posizioni diametralmente opposte in merito all’impiego di specializzandi in ospedale; ora pare che tra le due correnti di pensiero ci sia convergenza, proprio sulla riscontrata necessità di accettare una riconversione del “Caracciolo” che non è più rinviabile. Anche perché l’alternativa è chiudere baracca e burattini e mandare tutti a casa.

    La dottoressa Celeste Del Basso protagonista di uno scambio di opinioni con il collega Paoletti

    «Continuare a chiamarlo “ospedale per acuti” è una presa in giro. – sottolinea la dottoressa Del Basso – Invece di chiudere si potrebbe pensare di riconvertire in “Ospedale di Comunità” con Pronto soccorso h24». Al di là della definizione, casa o ospedale di comunità, l’importante sarebbe la concretezza dei servizi erogati da quella struttura.

    Servizi che la dottoressa Del Basso riassume così: «Garantire emergenze h24, almeno con pronto intervento su trauma, infarto, ictus, con protocolli rapidi di trasferimento in centri hub. Ambulanza medicalizzata sempre disponibile per i trasferimenti in centro hub. Ospedale di Comunità Post-acuzie: ricoverare i pazienti cronici, i posti letto non mancano, fragili, post-operatori o post-acuti che non necessitano di terapia intensiva. Creare un centro per la riabilitazione motoria, il recupero funzionale e la gestione delle patologie croniche. Questo, in una visione d’insieme, – aggiunge la chirurga – aiuta anche a ridurre i ricoveri impropri negli ospedali più grandi. Telemedicina: creare collegamenti tele-consulto con cardiologi, radiologi, chirurghi degli ospedali più grandi. Servizi territoriali integrati: creare una serie di ambulatori specialistici programmati di patologia per garantire la continuità assistenziale, anche come riferimento per i medici di base».

    In questo modo il “Caracciolo” avrebbe anche un «ruolo sociale e politico», chiude Celeste Del Basso, e «ci si potrebbe proporre come progetto pilota per la sanità delle aree disagiate, intercettando fondi Pnrr o regionali».

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