Nel 2018 abbiamo sfiorato il pareggio di bilancio, con ‘soli’ 13 milioni di sforamento per la sanità molisana. Questo vuol dire che siamo andati vicino all’uscita dal piano di rientro. E che, di conseguenza, avremmo potuto finalmente iniziare a mettere sul piatto misure espansive in campo sanitario. Invece, abbiamo continuato a produrre debiti. Come? Sempre nel 2018 scadevano i contratti con i privati accreditati. Contratti con i quali si consentiva, attraverso una clausola ‘ambigua’, il sistematico sforamento dei già cospicui budget per le strutture private. Lo abbiamo denunciato più volte, ma quest’anno è stata la stessa Corte dei Conti a metterlo nero su bianco.
E’ quanto sostengono i portavoce del M5S in Consiglio regionale che insistono su quanto accade per l’extrabudget alle strutture private.
“È bene ricordare – riprendono – che i privati sforano il budget loro destinato principalmente per curare pazienti di fuori regione, mentre i molisani soffrono i tagli indiscriminati. Eppure la Regione Molise è chiamata a garantire i Livelli essenziali di assistenza ai suoi cittadini. Anche il rapporto con i grandi privati come Neuromed e Gemelli dovrebbe andare in quella direzione: nell’adempimento numero 7 del Piano operativo sanitario 2015-18 si prevedeva infatti di ridurre la mobilità passiva dei pazienti molisani anche grazie alle due strutture accreditate. Ma si rimarcava l’esigenza di fissare dei tetti di spesa invalicabili e di procedere con accordi di confine per il Neuromed e con l’integrazione tra Cardarelli e l’allora Cattolica. Nessuna di queste tre azioni è stata portata a termine”.
Ed ancora, Greco, Primiani, Manzo, Fontana, De Chirico e Nola sottolineano: “Nello stesso budget assegnato dalla Regione ai due colossi sanitari emerge un dato eclatante: circa 55 milioni di euro che ogni anno destiniamo alle due strutture, pari ad oltre il 51% delle prestazioni da ricoveri e ambulatoriali, serve a coprire le cure dei pazienti di altre regioni. È utile rimarcare che il tavolo tecnico ministeriale, già nel 2013, ha ammonito la struttura commissariale ‘ad assegnare tetti di spesa per i privati accreditati negli anni successivi, tenendo conto del fabbisogno reale della popolazione residente’. Quanto alla mobilità attiva, i ministeri affiancanti sottolineavano che ‘deve essere regolata da accordi di confine in mancanza dei quali non è possibile accreditare posti letto esclusivamente dedicati a pazienti di fuori regione’. Nonostante tutti questi impegni e raccomandazioni, la mobilità passiva dei molisani non ha mai subito alcuna decrescita, anzi. E i contratti con Neuromed e Gemelli sono scaduti, ma la clausola che consente lo sforamento del budget non è mai stata rivista. Ed è chiaro come quei continui sforamenti mettano in crisi l’intera tenuta contabile del nostro sistema sanitario”.
Infine, i sei consiglieri denunciano quanto accaduto durante l’ultima assise di ieri.
“Ancora una volta, ieri abbiamo tentato di sanare tutte queste criticità, con una mozione in Consiglio regionale. Abbiamo chiesto di redigere, entro la fine dell’anno, i nuovi accordi contrattuali con le strutture private accreditate, riequilibrando le risorse economiche destinate alle strutture in modo da potenziare gli ospedali pubblici. Questo servirebbe a far sì che le cure per i cittadini molisani non siano inferiori rispetto a quelle dedicate ai pazienti di fuori regione. Abbiamo anche chiesto al Presidente di attivarsi per siglare nuovi accordi di confine e di farsi promotore di una soluzione strutturale in Conferenza delle Regioni: solo un accordo su ampia scala può evitare alle piccole regioni come la nostra di indebitarsi per pagare le cure dei pazienti provenienti da fuori. Abbiamo infine ribadito l’esigenza di un blocco assoluto ed inderogabile dell’extra-budget, eliminando definitivamente le famigerate ‘clausole ambigue’ che ne permettono il continuo ricorso. La mozione è stata bocciata. Prendiamo atto che la maggioranza si ricompatta, sempre e comunque, intorno agli interessi della sanità privata, mentre quella pubblica continua a registrare il blackout di interi servizi, reparti, ospedali”.