Anche l’Ordine dei Medici della provincia di Isernia prende posizione in merito al ridimensionamento delle strutture sanitarie pubbliche presenti sul territorio così come previsto dal Piano Operativo 2025/2027. Il presidente dell’Omceo, Fernando Crudele, condivide le preoccupazioni degli amministratori locali che in queste ore hanno palesato la propria indignazione per il modello di riorganizzazione della sanità territoriale.

«In una provincia già martoriata dallo spopolamento, dalla mancanza di lavoro, dalla crisi economica – ha dichiarato Crudele – privare i cittadini del diritto alla salute equivale ad un ordine di sfratto da questa terra. Invece di implementare i servizi per una popolazione sempre più anziana – ha proseguito il vertice dell’Omceo – si continua a tagliare indiscriminatamente attraverso mere logiche ragionieristiche senza tener conto delle reali necessità dei cittadini e della conformazione d’un territorio in prevalenza montuoso».

«L’ospedale di Isernia non può essere privato del servizio di emodinamica che in questi anni è stato determinante per la vita di molti utenti. – continua Crudele – Il punto nascita non può essere sacrificato sulla base di cervellotiche decisioni che ignorano le necessità specifiche del territorio. Così come il Caracciolo di Agnone non può essere relegato a presidio di comunità perché questo status priva l’alto Molise e l’alto Vastese di un baluardo indispensabile per garantire cure efficienti ed efficaci. Siamo d’accordo sulla necessità di una riorganizzazione del sistema sanitario pubblico, ma la riorganizzazione non può attuarsi attraverso tagli indiscriminati e illogici».

«Il Santissimo Rosario è già stato ridotto a poliambulatorio. Il Caracciolo diverrà un contenitore privo di contenuti. Il Veneziale, unico ospedale ancora in vita di tutta la provincia, subirà gli effetti nefasti del piano operativo. – va avanti Crudele nella sua impietosa disamina – A Isernia il Pronto Soccorso conta sul sacrificio di sei medici a fronte di un organico che ne prevede 12. In quasi tutti gli altri reparti i professionisti in corsia sono meno della metà della dotazione prevista. Numeri impietosi che testimoniano il collasso dell’intero sistema. In questo scenario disastroso la rete che dovrebbe garantire l’emergenza – urgenza risulta smantellata nella sua interezza.

Siamo di fronte alla fine del sistema sanitario nazionale, alla negazione di un diritto – quello alla salute – che pure dovrebbe essere costituzionalmente garantito. I cittadini molisani devono poter restare su questo territorio, devono avere accesso alle cure gratuite ed efficaci. La classe politica non può assistere inerme allo scempio che si sta consumando ai danni della popolazione. Fino a prova contraria i molisani pagano tasse più alte di un cittadino lombardo senza, di contro, poter fruire degli stessi servizi. La sanità molisana è in piano di rientro dal 2007. Negli ultimi vent’anni il debito sanitario è cresciuto anziché diminuire. Mi chiedo, allora, quale sia la ratio di mantenere in vita la struttura commissariale se negli anni non solo non abbiamo potuto apprezzare miglioramenti, ma la situazione è addirittura peggiorata. Dall’insediamento del consiglio regionale i medici, che dovrebbero essere attori protagonisti di questa vicenda, non sono mai stati interpellati, né dalla politica né dalla struttura commissariale».

«Se esiste un disegno politico per chiudere tutti gli ospedali del Molise ad eccezione del Cardarelli, bisogna avere il coraggio di dirlo chiaramente. – chiude Crudele – In questo clima di incertezza quale medico potrebbe mai decidere di venire a lavorare in Molise? Siamo entrati in un circolo vizioso da cui sembra ormai impossibile uscire. L’Ordine dei Medici di Isernia – ha concluso il presidente Crudele – sarà al fianco di tutti coloro che lotteranno per il riconoscimento dei propri diritti, diritti che stanno per essere definitivamente calpestati da questa riforma inutile e dannosa. Indietro non si torna: ciò che oggi viene soppresso sarà distrutto per sempre. Per tale motivo è fondamentale ribellarsi ora, prima che sia troppo tardi».