• Editoriale
  • Fanno gli stolti per non andare in guerra

    Da diverso tempo la stampa locale da risalto alle dichiarazioni di persone autorevoli che snocciolano risultati, successi e idee che sembrano disegnare un perfetto quadro economico-sociale-politico del nostro territorio (..sarà la campagna elettorale). Ma non si rintracciano fonti, dati e documenti di programmazione. Si nota anche una certa apatia nel porre domande.

    Un sentito annuncio riporta l’idea di implementare politiche in grado di sostenere un maggiore sviluppo dell’attività agricola. Proposta che trova il mio massimo favore. Ma si ha la consapevolezza che le produzioni agricole dell’intero territorio hanno subito una contrazione più che significativa e questa riduzione si è registrata mentre gli addetti continuavano a lanciare un grido di aiuto? (calo dimostrato già dal fatto che le stesse persone autorevoli fanno rifermento all’aumento dei terreni rimasti incolti). Qualcuno ha preso a cuore i problemi di questo settore produttivo con la stessa intensità con cui si difendono gli interessi di altre categorie che dovrebbero basarsi su esso? Porto solo un esempio, nell’intera zona dell’Alto Molise non è più possibile produrre granturco e altri cereali grazie alle devastazioni degli ungulati. Detto ciò mi domando: ma nei pochi allevamenti rimasti che cereali vengono utilizzati? L’obiettivo non è quello di ottenere prodotti di una certa salubrità e qualità per differenziarli sul mercato? Il problema da qualche anno si è spostato anche sui vigneti. In quelle fertili vallate del nostro territorio sono attaccati addirittura i campi di lupinelle destinate alla produzione di fieno. La regione Molise non procede a risarcire tali danni dal lontano 2011 (per questo non ci sono disponibilità economiche). Il problema è vasto e nazionale, ma le nostre autorità competenti potrebbero, per una volta, ricercare possibili soluzioni prima di altri? Chi ignora ciò, può intraprendere una di queste attività, investire ingenti somme per impiantare, per esempio, un vigneto e attendere settembre per vedere distrutto il proprio reddito senza nessuna possibilità di risarcimento del danno subito (sembrerebbe che neanche le assicurazioni siano più disposte a coprire tali danni, in quanto l’evento da tutelare assume oramai le caratteristiche di un evento certo). Vogliamo poi analizzare le difficoltà degli impianti avicoli? Oppure il collegamento tra produzioni locali e prodotti utilizzati negli agriturismi? O ancora la tenuta delle infrastrutture viarie prive di manutenzione è spesso oggetto di attacchi incivili da parte di cittadini che, nonostante l’esistenza di un regolamento approvato dall’attuale amministrazione (snaturato dai limiti della vecchia guardia), non vengono ne sanzionati, ne richiamati “all’ordine” dalle autorità competenti che ignorano tali trasgressioni? Sono diverse le problematiche incarnite alla base che debbono essere risolte prima di esaltarci per una qualsiasi idea.

    Mi preme sottolineare che non è corretto rimarcare l’assenza di iniziative da parte dei giovani. Alcuni con esterno coraggio hanno intrapreso strade e subito vessazioni ingiustificate e pretestuose, o quantomeno ineguali. Inoltre, per iniziative che partono da “zero” è necessario valutare il contesto nel quale si devono calare (le autorità pubbliche dovrebbero tentare di creare almeno delle condizioni favorevoli prima di scaricare responsabilità) e le attese future, con le indubbie aspettative inverse rispetto a quelle anni 60/70/80.

    Sono felice del grandissimo successo estivo riscontrato. Un netto aumento dei turisti. Ma i dati da dove provengono? Sono aumentati i pernottamenti nelle aziende ricettive? Non si possono divulgare tali risultati senza essere supportati, nelle stesse dichiarazioni, dai dati e dalle fonti. Se i dati ci sono, precisi e non contestabili, possono tranquillamente smentire gli occhi e le percezioni. E me ne convincerò pienamente. Ho letto con grande stupore che c’è stato un incremento delle vendite di immobili a persone non residenti. Ottimo, ma i dati da dove provengono? Se fosse realmente cosi, è forse il caso di guardare anche a quale prezzo sono avvenute. Perché se il prezzo è molto più basso di qualsiasi parametro vigente non è un buon indizio per le previsioni future. Può essere che il venditore goda di un’asimmetria informativa avendo contezza della situazione del territorio ed è disposto a vendere ad un prezzo ridotto pur di dismettere un patrimonio che difficilmente potrà tornare ad essere redditizio in futuro. Il grande successo turistico sicuramente non è stato avvantaggiato da un efficiente sistema di trasporto. Ultimamente l’amministrazione ha sposato con successo la causa per il ripristino di un collegamento tra Isernia e Roma in coincidenza con linee Agnone-Isernia. Ma si provi ad andare a Napoli partendo da Agnone? Quasi impossibile, anche il ritorno! Rimane incomprensibile il motivo per cui non possa essere stabilita una coincidenza al bivio di Bagnoli sulla Trignina (a partire dalle ore 7 del mattino) che garantirebbe collegamenti con tutte le maggiori città del centro Italia. Ci sono state proposte a costo zero da parte di diversi soggetti, inapplicate per sterili e miopi posizioni alle quali si da credito. Ma non possiamo volare cosi in alto se pensiamo al solo fatto che non è presente una pensilina per il riparo presso quel bivio, ma neanche presso la stazione (sappiamo tutti quale piazza è la stazione) di Agnone.

    Per questioni ancora più tecniche, ma di grande importanza, penso sia il caso che qualcuno ci spieghi come ci si intenda muovere alla luce di quanto sottolineato della Corte dei Conti regionale da diversi anni, e nel dettaglio nella delibera 29/2015/PRSP relativa al rendiconto 2012 (il tutto confermato ancora una volta da un altro recentissimo provvedimento).In consiglio comunale le opposizioni si astengono nel dare battaglia su questi punti, ma quella deliberazione presenta tutti i nostri decennali problemi di bilancio che devono essere assolutamente affrontati e risolti.

    In primis la Corte rileva un basso grado delle riscossioni per alcune entrate e l’inconsistenza del recupero dell’evasione. Si dirà vecchio problema l’evasione; ma il quesito è: qualcuno ha intenzione di affrontarlo? Le entrate vengono accertate e non riscosse e non c’è un collaudato meccanismo di recupero. Sembra importante ricordare che per evasione non si intende, solo, il mancato pagamento delle imposte per definizione comunali. Inoltre la Corte non considera l’evasione per “occultamento” della base imponibile. La lotta a quest’ultima tipologia, come qualcuno potrebbe credere, non è solo un processo che aumenta (fino ad ora e tra poco non più) i residui attivi, perché il suo percorso non dovrebbe essere terminato se non quando le somme sono state incassate. Si pensi inoltre all’esistenza di normative nazionali che riconoscono vantaggi (a partire dal decreto legge 203/2005 e s.m.i.) in termini di risorse aggiuntive, agli enti in grado di scovare evasori di imposte e tasse il cui gettito è destinato al bilancio nazionale.

    La Corte si sofferma poi sui debiti fuori bilancio. Si tratta per lo più di risarcimenti dovuti a seguito di sentenze. Bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di domandarsi come mai il comune di Agnone ha cosi tanti contenzioni e come mai, in essi, soccombe quasi regolarmente. Può sostenersi che l’azione amministrativa sia spesso condotta in un modo non conforme alla normativa vigente (per i più svariati motivi) e che ciò sia la causa di tali soccombenze? E la responsabilità di chi è? O si da la sensazione che non ci sia una uniforme e costante applicazione della normativa? O ancora i cittadini sono troppo litigiosi verso il Comune? (alcuni forse si, a volte è un modo per ottenere premi!).

    Altro punto nodale sottolineato dalla Corte è lo sforamento della spesa per il personale. Non sono pubblici i bilanci dettagliati del comune, ma da quei pochi documenti consultabili, sembrerebbe che tale spesa sia in crescita nonostante una diminuzione del numero del personale. Qui si apre un ampio ventaglio di considerazioni che partono dal mancato utilizzo da parte delle componenti politiche di tutti gli strumenti offerti dalle riforme Bassanini e Brunetta, passando dalla valorizzazione delle competenze, all’individuazione delle inadeguatezze, al corretto rispetto degli obblighi contrattuali e del codice di comportamento – come per esempio l’imparzialità – terminando con una giusta distribuzione dei premi, se normativamente dovuti e oggettivamente spettanti o con l’assegnazione delle sanzioni previste.

    Oltre a ciò sembra importante fare ulteriori considerazioni. Il costante ridursi dei trasferimenti dal livello centrale non può sempre e comunque comportare un innalzamento delle entrate. C’è un grave problema che riguarda l’allocazione delle risorse all’interno del bilancio e la loro gestione in efficienza. Nel caso siano indispensabili incrementi di entrate e si voglia utilizzare la leva dell’addizionale comunale IRPEF non può più ignorarsi la questione, da molti evidenziata, della sua non progressività. Pertanto, bisogna rimodulare la tassazione per scaglioni di reddito. A parità di gettito è preferibile incrementare la tassazione sulle seconde case – per quanto possibile – e non l’aliquota unica IRPEF in grado di colpire allo stesso modo tutti i redditi (e quindi un incremento di imposizione sul patrimonio, cioè sul passato, e non sul reddito, cioè sul presente). Tutto ciò, oggi va rapportato con la riforma dei bilanci locali, la cosiddetta armonizzazione, che necessita di una strategia di implementazione e non di un mero allineamento.

    Infine, tra i postulati e i principi da rispettare nella redazione dei bilanci si trovano anche vincoli di natura morale. Dunque, soluzioni tecniche non possono non essere accompagnate da soluzioni etiche. Per esempio, e per chiarire questo punto, le politiche di bilancio sono intaccate da fenomeni sociali come la corruzione. E se c’è corruzione il bilancio la sconta. È bene considerare che a questi fini non si ha corruzione relativa o assoluta o solo se il vantaggio costituisce una somma monetaria, o ancora solo se sia quantificabile in un importo superiore ad una certo ammontare. È una questione molto dicotomica, o si è corrotti o si è onesti. Tale fenomeno è un virus che si diffonde facilmente e quindi bisognerebbe guardarsi bene dal considerarsi sempre e comunque immuni. È doveroso operare nella legalità, onestà, rispetto dell’uguaglianza, con un’azione amministrativa imparziale e trasparente, condizioni necessarie benché non sufficienti!

    Mi soffermo solo su un’ultima cosa. Ho appreso dalla stampa, a voce di amministratori, che la manifestazione milanese dell’ultimo 26 settembre scorso ha visto la partecipazione di cinquantamila persone (articolo dell’ecoaltomolise.net del 9 ottobre). Credo ci sia un errore. La provincia di Milano nel 2012 contava più di tremilionicentosettantamila abitanti (fonte: Istat; prendo la provincia perché la manifestazione era legata all’evento expo che interessa l’hinterland milanese) e, senza considerare l’incremento della popolazione e l’afflusso consistente di gente per l’esposizione universale, ci siamo fatti conoscere sono all’ 1,57 per cento della popolazione residente nella provincia?! Nessuno ancora può visionare il resoconto della “spedizione”, ma se mai ci sarà consentito capire come sono stati spesi i nostri soldi da qualsiasi bilancio pubblico essi provengano (non è un pretesto, è un diritto), allora bisognerebbe fare anche altre considerazioni. Per esempio, sabato 20 giugno 2015 la trasmissione Ulisse di Rai tre ha totalizzato un 1 milione e 650 mila spettatori sparsi – non in modo uniforme ma neanche con elevata concentrazione – sul territorio nazionale (Fonte http://www.davidemaggio.it/archives/117888/ascolti-tv-sabato-20-giugno-2015). Uno spot durante la trasmissione costava 51.600 euro (Fonte: http://www.raipubblicita.it/listini/). Sarebbe stata una diversa politica di bilancio con un differente rapporto costi-benefici. Poi, farci conoscere da più di un milione e mezzo di persone con un semplice video è un’altra cosa no? Non era dal vivo ma sottolineo che “parlava” a più di un milione e mezzo di persone. Non garantiva però i presunti introiti ai soliti “ufficiali”. Per fare una guerra c’è bisogno di soldati;necessita pensare anche a loro non solo ai graduati.

    Si, va tutto bene. Dicono sempre cosi, no? Dev’essere vero che va tutto bene.

    di Angelo Delli Quadri 

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