Se ne parlerà il 7 agosto in un convegno nella Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF “Cascate del Verde” a Borrello, appena al di là del confine con il Molise. Dopo gli allarmi lanciati negli anni, purtroppo inascoltati, in questa calda estate 2024 vengono al pettine tutti i nodi non affrontati in merito alla gestione dell’acqua e a farne le spese, come sempre sono gli utenti del servizio idrico, gli agricoltori, il turismo e la biodiversità.
Reti fatiscenti, usi impropri dell’acqua potabile, sprechi, poca attenzione all’efficienza, captazioni e allacci abusivi, inquinamento organico, eutrofizzazione, mancato rispetto del deflusso minimo ecologico nei fiumi, in sintesi mancanza di programmazione e pianificazione, carenza di monitoraggio, vigilanza e controllo degli usi di questa preziosissima risorsa.
Tutto questo, in combinazione con l’aumento delle temperature e il cambiamento del regime pluviometrico, fa sì che molti fiumi siano in magra o in secca con gravi ripercussioni sulla vita biologica di specie e habitat.
È il caso del Rio Verde, torrente che attraversa Borrello e dà origine alle spettacolari Cascate del Verde nell’omonima Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF, ridotto ormai a poche pozze che stanno evaporando.
Di un mese fa l’ultimo allarme, inascoltato, dopo il rinvenimento di pesci e gamberi d’acqua dolce morti per assenza di acqua. Come se non bastasse aleggia sulla sorgente del Rio Verde lo spettro, per ora sventato, di un aumento della captazione in atto da prima che nascesse l’Oasi.
Mercoledì 7 agosto dalle 9.30 amministrazione comunale di Borrello, WWF Abruzzo, Istituto Abruzzese per le Aree Protette, Rewilding Apennines e Italia Nostra Abruzzo, organizzano un convegno per fare il punto della situazione attuale e del futuro della Riserva e delle Cascate del Verde partendo dalle richieste di uno studio per la caratterizzazione e l’individuazione delle dinamiche in atto sul torrente Verde, lo stop a nuove captazioni o all’aumento dell’acqua presa dalla sorgente o direttamente dal torrente, nonché l’avvio di interventi per il ripristino ecologico ed ambientale del Rio Verde e di adattamento e mitigazione delle modifiche indotte dai cambiamenti climatici.
“E’ arrivato il tempo di agire in maniera decisa e nella direzione più volte indicata nei nostri documenti e nelle nostre proposte – dichiara Filomena Ricci, delegata WWF Abruzzo – senza interventi e finanziamenti la situazione può solo peggiorare. Il primo passo è la conoscenza e il monitoraggio (sorgenti, portate dei fiumi e dei torrenti, perdite di rete, usi impropri, allacci e captazioni abusive) per poi programmare e attuare interventi nel breve, medio e lungo termine, ma le soluzioni non possono essere solo ingegneristiche – continua Ricci – Non si può pensare che si risolva tutto cercando più acqua e captando più acqua che poi viene immessa in una rete di distribuzione colabrodo che arriva a perdere in Abruzzo più del 60% dell’acqua. Bisogna garantire il deflusso minimo vitale ecologico per la vita dei fiumi e i loro servizi ecosistemici e pensare a soluzioni basate sul ripristino della natura recuperando le occasioni perse con il PNRR e con i contratti di Fiume. È urgente attuare una strategia di adattamento e mitigazione delle modificazioni in atto indotte dai cambiamenti climatici ripensando completamente la gestione dell’acqua in tutti i suoi ambiti e usi”.
Il campanello d’allarme è diventato una sirena che suona forte e non può più essere ignorato o eluso, è una sfida seria che va raccolta e vinta tutti insieme senza che nessuno si chiami fuori, senza furbizie o atti di forza, con processi partecipati e basati su dati e conoscenze scientifiche.