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  • Gestione boschi in Alto Molise, la questione finisce al Tar e gli ambientalisti raccolgono firme

    I boschi dell’Alto Molise e la loro gestione nell’ambito della filiera del legno e delle biomasse alimentano non solo l’economia, ma che la polemica politica e ideologica a San Pietro Avellana, tra ricorsi al Tar e comitati spontanei di sedicenti ambientalisti che ovviamente sono contro a prescindere.

    Il Comune dell’Alto Molise, che vanta un patrimonio boschivo non indifferente un po’ come tutti gli altri della zona, si è dotato di un piano di assestamento dei beni silvo-pastorali di proprietà e dunque, già da tempo, pratica una gestione dei boschi finalizzata «alla conservazione, valorizzazione e tutela del patrimonio stesso». Il bosco costituisce, sempre di più, il centro di molteplici interessi, spesso conflittuali, e una risorsa per lo sviluppo di differenti filiere produttive di natura economica, ambientale e sociale soprattutto per le aree interne e montane del paese. La filosofia che ha ispirato l’amministrazione di San Pietro Avellana è questa: il bosco va gestito, è una risorsa naturale rinnovabile e può essere fonte di ricchezza per il Municipio e per i residenti. Il tutto, ci mancherebbe altro, nell’ambito della legge forestale della Regione Molise che contiene e contempla la disciplina generale delle foreste, una norma finalizzata alla valorizzazione economica e alla tutela ambientale.

    Così il Comune ha dato  incarico ad un professionista titolato per l’effettuazione della cosiddetta “martellata forestale”. Al di là delle definizioni criptiche, si tratta di un progetto di taglio razionale del bosco redatto da un agronomo forestale, uno che ha studiato cosa e come fare, a differenza degli ambientalisti tuttologi. La scelta è caduta sul dottore forestale Marco Maio di Baranello il quale ha redatto il progetto di taglio e stima del materiale legnoso ritraibile dall’utilizzazione, ad uso commerciale delle particelle forestali numero 20 e 22 del bosco denominato “Difesa Grande”, in agro e di proprietà del Comune di San Pietro Avellana, per l’importo di euro 36.512 oltre IVA al dieci per cento. Fin qui tutto liscio, poi però nascono i primi problemi, perché l’unica ditta interessata ai lavori, però risultata esclusa dalla gara, presenta ricorso al Tar Molise. I giudici amministrativi accolgono l’istanza formulata dalla ditta boschiva e sospendono gli effetti del provvedimento di esclusione. Il Comune, a sua volta, non può fare altro che sospendere il tutto e attendere gli sviluppi della controversia giudiziaria.

    Nel frattempo, però, l’amministrazione comunale va avanti e mette mano, anzi l’ascia, ad un altro bosco, quello di Sant’Amico, particolarmente caro, tra l’altro, alla comunità locale, quasi identitario se non addirittura sacro. Stesso tecnico incaricato, nuovo progetto. In questo secondo caso il computo metrico generale e la stima del materiale legnoso ritraibile dall’utilizzazione ad uso commerciale delle particelle forestali numero 32, 40 e 41 del bosco di Sant’Amico è pari ad euro 23.697, più l’Iva al dieci per cento. Il responsabile del procedimento, l’ingegnere Emanuele Gianciotta, indice un primo esperimento di asta pubblica a unico e definitivo incanto per mezzo di offerte segrete in aumento.

    Nel frattempo la popolazione si mobilita, scatta una raccolta firme e sui social divampano le polemiche contro l’amministrazione comunale e in difesa del bosco di Sant’Amico. Nasce addirittura un gruppo social dedicato, il cui nome è piuttosto eloquente: “Salviamo il bosco di Sant’Amico“. «Gruppo apolitico, – si affrettano a spiegare i promotori – che nasce dalla necessità di unire tutti coloro che amano e si sentono custodi della salvaguardia del bosco di Sant’Amico. Il prezioso dono che il creato ci ha fatto oggi è minacciato dalla miopia di un progetto di taglio legna da parte del Comune di San Pietro Avellana che, se non fermato immediatamente, lo distruggerà per sempre».

    Una posizione ideologica, quella degli ambientalisti, volta a contrastare, sulla base di semplici sensazioni o emozioni, quella che è la gestione forestale sostenibile intesa come strumento di responsabile tutela “attiva” di territorio e paesaggio, conservazione degli ecosistemi e diversità biologica, prevenzione dei processi di degrado da cause antropiche e naturali, salvaguardia della risorsa idrica, contenimento del cambiamento climatico e anche approvvigionamento delle filiere produttive locali legate alla risorsa legno e quindi, per lo sviluppo socioeconomico delle aree interne.

    Francesco Bottone

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