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  • Giunta senza quote rosa, Paglione all’attacco: «Scrivo al presidente Mattarella»

    «Attendiamo gli esiti del ricorso al Tar per il “caso” analogo di Sessano del Molise, poi vedremo di conseguenza come procedere, ma siamo pronti a tutto, anche a rivolgerci al Presidente Mattarella». Tonino Paglione, consigliere comunale e ideologo della minoranza in Consiglio, commenta così la notizia di cronaca amministrativa del momento.

    A Sessano, appunto, il sindaco Venditti ha nominato una giunta di soli maschi, non rispettando le cosiddette quote rosa. Non è una inezia, o una questione di lana caprina, perché in effetti si tratta di rispettare o meno le pari opportunità tra uomini e donne. E che siano proprio i sindaci a non rispettare le leggi e i principi ispiratori delle stesse è davvero il colmo. Il tutto nel silenzio imbarazzato della Prefettura, che pure è retta da una donna.

    Il leader dell’opposizione, Tonino Paglione

    Una situazione, quella del mancato rispetto delle quote rosa in seno alle giunte municipali, che si registra anche in altri Comuni dell’Alto Molise, come a Belmonte del Sannio ad esempio. Il sindaco Borrelli ha nominato due maschietti elevandoli al rango di assessori: Dalio Mastrostefano, suo fido scudiero, e Rolando Palomba. Il sindaco aveva in lista una solo candidata, che tra l’altro non è stata eletta. La possibilità di nominare assessori le due sole consigliere in carica, Adele Scoppa e Noemi Di Santo, è stata scartata dal primo cittadino essendo, le due donne in questione, state elette in seno all’opposizione.

    Il vicesindaco Dalio Mastrostefano

    Un assessore, infatti, deve godere della fiducia del sindaco e viceversa, poiché è un suo stretto collaboratore; portarsi in Giunta addirittura gli avversari politici è davvero chiedere troppo anche al navigato pluri-sindaco Errico Borrelli. Lo stesso, poi, ad ulteriore giustificazione del mancato rispetto delle quote rosa, ha dichiarato di aver effettuato «una seria e attenta ricerca solo tra le donne di fiducia del sindaco, al fine di acquisire tra queste un eventuale interesse a ricoprire la carica di assessore».

    Ricerche che hanno dato esito negativo, almeno così dice il sindaco Borrelli. Stessa identica posizione espressa dal sindaco di Sessano del Molise, il quale però, a differenza del collega di Belmonte, si è visto impugnato davanti al Tar il suo atto di nomina della Giunta comunale.

    Scoppa e Di Santo, uniche elette in Consiglio

    «Spesso si parla di donne che possano essere nominate assessore restringendo la ricerca, per così dire, tra le consigliere di maggioranza, tra quelle di minoranza o tra le donne del paese. – commenta il leader dell’opposizione Tonino Paglione – Ebbene, queste precisazioni sono completamente sbagliate. Mi spiego meglio. Nella normativa di settore, così come anche riportato nello Statuto comunale di Belmonte, è prevista la possibilità di un assessore esterno. Quando si parla di assessore esterno, che nel caso di specie è riferito ad un elemento di sesso femminile, il sindaco può nominare qualsiasi cittadino iscritto nelle liste elettorali di un qualsiasi Comune di Italia, quindi basta godere dei diritti politici e si può ricoprire la carica di assessore. Non è affatto vero che l’assessore esterno deve essere un consigliere, oppure un cittadino del comune interessato».

    Il sindaco Borrelli e la consigliere Scoppa

    Insomma, secondo quanto sostiene Paglione, il sindaco Borrelli avrebbe dovuto estendere la sua ricerca per una assessore donna non solo tra le residenti in paese, ma abbracciando una platea di potenziali pretendenti molto più ampia, le donne di tutta Italia, almeno quelle che godono dei diritti civili e politici. Possibile che ad Agnone, ad esempio, o anche a Castelverrino, non ci sia una donna che voglia fare l’assessore a Belmonte? Una carica pubblica, tra l’altro retribuita, anche se l’indennità è piuttosto modesta, appena 156,49 al mese.

    Forse la domanda da farsi è un’altra: perché mai una donna di un altro paese dovrebbe accettare di andare a fare l’assessore a Belmonte, accollandosi responsabilità e noie per quattro spicci. Un’idea potrebbe essere quella di far rientrare la nomina in giunta all’interno di un’esperienza formativa, un tirocinio nell’ambito dei progetti di alternanza scuola-lavoro. Altrimenti i sindaci avranno sempre l’alibi della mancanza di donne interessate alla politica.

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