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  • L’Abruzzo diventa arancione, la caccia in braccata rischia lo stop

    La notizia che l’Abruzzo diventerà, a far data da mercoledì, zona arancione sta creando apprensione anche nel mondo venatorio.

    Nell’area arancione, come spiega il Governo, è consentito spostarsi esclusivamente all’interno del proprio Comune, dalle 5 alle 22, senza necessità di motivare lo spostamento. Dalle 22 alle 5 sono vietati tutti gli spostamenti, ad eccezione di quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute.
    Inoltre sono vietati, 24 ore su 24, gli spostamenti verso altri Comuni e verso altre Regioni, ad eccezione di quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di studio o di salute o per svolgere attività o usufruire di servizi non disponibili nel proprio Comune (per esempio andare all’ufficio postale o a fare la spesa, se non ci sono tali uffici o punti vendita nel proprio Comune, ndr).

    Queste limitazioni, di fatto, non dovrebbero impedire lo svolgimento dell’attività venatoria, almeno quella svolta singolarmente e nel proprio Comune di residenza. Un cacciatore da solo, nei campi, nel bosco o sulla montagna, è intuibilmente meno pericoloso, dal punto di vista epidemiologico, di una persona che si reca a fare la spesa al supermercato magari utilizzando un autobus ad esempio. Si tratta di una attività che si svolge in forma individuale e all’aperto. A rischiare, invece, potrebbe essere la caccia collettiva, quindi la braccata, dove gli assembramenti di cacciatori sono più probabili proprio perché si caccia in squadra. Al fine di far luce in merito a questi dubbi la Libera Caccia, nella persona del presidente regionale Antonio Campitelli, ha chiesto spiegazioni all’ufficio caccia della Regione Abruzzo.

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