«Stanotte, tornando da Termoli dopo la bella manifestazione di affetto che i Termolesi hanno riservato al film di Simone D’Angelo su Vincenzo Cuoco, ho trovato il grido di allarme di Armando Bartolomeo per le condizioni drammatiche della tavola cinquecentesca dell’Assunta del Cardellino in Agnone. La foto che Armando ha pubblicato, associata alla descrizione appassionata che egli fa della della chiesa di San Francesco, impone a noi tutti di urlare la rabbia per l’impotenza dei cittadini normali di fronte all’assenza delle istituzioni nella tutela del nostro patrimonio».
L’architetto Franco Valente, da sempre in trincea in difesa del patrimonio artistico molisano e dell’Alto Molise, risponde così all’appello lanciato sul web da Armando Bartolomeo. Un dipinto cinquecentesco dell’Assunta che si sta progressivamente deteriorando senza che nessuno intervenga.
«La colpa è anche la nostra. – riprende Valente – Nel Molise si aggiunge la circostanza che non esiste un solo imprenditore che metta mano al portafogli per proteggere una sola unghia dei nostri capolavori. Neanche per garantirsi, come facevano i baroni, uno sconto di pena per i loro peccati il giorno del Grande Giudizio. La Diocesi di Trivento e il suo clero fanno uno sforzo colossale per tenere aperte le chiese. Non è facile con i pochi preti che, oltre alla cosiddetta cura delle anime, devono provvedere alla gestione di un patrimonio immenso. Pochi giorni fa proprio con Armando, a margine dell’incontro organizzato da Enzo Delli Quadri e ricordando lo straordinario successo di alcune passeggiate nel centro antico di Agnone con un folla di centinaia di visitatori molisani e non, avevamo pensato di ripetere l’esperimento davanti a questo capolavoro fortunosamente sopravvissuto alle insidie del tempo. Dobbiamo fare qualcosa! – propone Valente – E’ nostro dovere tenere alta la guardia. I nostri monumenti non sono in grado di difendersi da soli».
L’opera d’arte in questione è l’Assunta del Cardellino nella chiesa di San Francesco in Agnone. Sul primo altare a sinistra vi è una pala dedicata all’Assunzione di Maria Vergine al Cielo. Nel XVIII secolo apparteneva al barone Agostino Berardicella che in vita dispose che alla sua morte sarebbe stata donata ai conventuali di S. Francesco. Cosa che avvenne dopo il 1735 quando passò a miglior vita. Spiega lo stesso Valente, aggiungendo in chiusura: «Non entro nel merito delle considerazioni stilistiche, ma la presenza di un angelo musicante che suona un violino o protoviolino che dir si voglia fa datare l’opera a un’epoca che sicuramente non è anteriore alla metà del XVI secolo quando cominciano ad apparire tali strumenti. Secondo Maria Luisa Mortari forse è della bottega di Cola dell’Amatrice. Io non ne sono particolarmente convinto, ma chi la realizzò comunque si ispirò all’Assunta che da lui era stata realizzata tra il 1515 e l’anno seguente».