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  • Lettera al Ministro che manca, il sindaco Monaco scrive a Gaspari: «Hai costruito, difeso, investito. Oggi la politica non immagina più il futuro»

    Il 10 luglio 1921 nasceva a Gissi, nel Vastese, Remo Gaspari, più volte ministro della Repubblica, uomo di spicco della Dc quando i politici contavano e lavoravano per il territorio, per i cittadini. Nell’occasione del giorno della sua nascita il sindaco di un piccolo centro montano del Chietino, Alessio Monaco, primo cittadino di Rosello, al confine con l’Alto Molise, ha avuto la sensibilità di inviare una lettera aperta al ministro Gaspari, anche se lo stesso non potrà leggerla perché non c’è più. Una lettera che è anche un’analisi della situazione politica attuale, distante anni luce dal periodo democristiano.

    «Lettera al Ministro che manca. Buon compleanno, Ministro Gaspari! – scrive Alessio Monaco, che è anche consigliere regionale in Abruzzo – Anzi, Eccellenza, come ti chiamavamo tutti, con quel rispetto che nasceva dalla stima, dalla familiarità e da quel senso di protezione che sapevi trasmettere. Oggi è impossibile non pensarti. La tua assenza si fa sentire, e il tuo ricordo è più vivo che mai. Hai dato all’Abruzzo tanto, forse più di quanto oggi si ricordi. Hai costruito, difeso, investito. Hai creduto in una terra che allora era ai margini, e l’hai portata al centro dell’agenda nazionale.

    Ministro, sta cambiando tutto. L’Abruzzo non è più lo stesso: l’industria è in fuga, i territori sono disorientati, e la politica sembra aver perso la capacità di immaginare il futuro, come tu ci raccomandavi e insegnavi. Mentre ti pensavo, ho provato a chiamarti, davvero. Il numero dell’ufficio di Roma non esiste più. Quello di Gissi squilla a vuoto. Speravo che qualcuno rispondesse, anche solo per sentire una voce che sapesse cosa fare. Ma in quel silenzio ho capito: tu non ci sei più. E nessuno ha saputo davvero sostituirti. Forse potrei chiedere aiuto all’intelligenza artificiale. Ma non sarebbe la stessa cosa. Lei non ha la tua memoria, la tua voce ferma, il tuo cuore abruzzese. Può suggerire, ma non guidare. Può calcolare, ma non amare. E l’Abruzzo, lo sappiamo, si governa solo se lo si conosce e lo si ama profondamente. Come hai fatto tu. Con affetto e riconoscenza, da chi ogni tanto prova ancora a chiamarti».

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