• Editoriale
  • Miserere, antologia del terrore

     

    Il salmo penitenziale n.51, la cui portata e il cui significato non possono limitarsi soltanto al Cristianesio ma debbono estendersi a tutti gli uomini sulla terra senza limiti di religioni, giacchè comuni sono gli ideali, le passioni, le compassioni, la misericordia, il dolore degli uomini e delle donne di fronte ad eventi catastrofici, come quelli in corso nel Medio Oriente, nell’Africa Centrale e in tanti altri luoghi di questo glorioso e tartassato pianeta.

    Il salmo, che ispirò grandissimi pensatori e teologi come Sant’Agostino e Lutero, e musicisti come Bach, Monteverdi ed altri, ci induce a meditare profondamente sulla situazione contemporanea dell’uomo, così come sta di giorno in giorno peggiorando in vastissimi territori delle comunità antropiche.

    Non c’è misericordia, non c’è pentimento, non c’è ravvedimento, non ci sono propositi virtuosi per modificare la condizione umana.

    Quello che ci sta, oggi, mostrando il c.d. stato islamico (Daesh o Isis) è il fondo del fondo, della malvagità umana.

    Metti che mentre sei nella tua casa, magari mangiando quel poco di cibo a disposizione in un ambiente di guerra o che stai accudendo i tuoi figli o che stai riposando, e improvvisamente senti, dall’esterno, abbattere la tua porta, entrare un gruppo di scalmanati muniti di kalashnikov e fare fuoco contro te, tua moglie, tuo nonno, i tuoi nipoti, oppure che ti trascinino fuori insieme a tutta la famiglia e lì sul posto decidano di trucidarti; oppure, orrore dell’orrore, ti portino con forza verso le rive dell’Eufrate e lì ti anneghino perchè le pallottole sono troppo preziose per essere sprecate o che ti rapiscano e ti sotterrino in posti ignoti e assolutamente inabitabili e capirai così tutto l’orrore di quello che sta avvenendo.

    Oppure metti che ti trovi tranquillamente in un albergo come lo Splendid della capitale di Burkina Faso (Ouagadougou), o che, mentre stai mangiando in un ristorante, entrino, quasi ruggendo, un gruppo di assassini e che facciano bersaglio contro di te con armi precisissime, che non ti lasciano scampo, o facendosi esplodere con le cinture imbottite di tritolo o che in Nigeria continuino le uccisioni in massa di gente inerme o che in una moschea di Damasco, entrino Kamikaze anche se bambini, allucinati, o donne dagli occhi divorati dalla ferocia e che si faccino esplodere mentre stai pregando sul tappetino orientato verso la Mecca o che tu sia costretto a fuggire, se ci riesci, dai luoghi caldi dove l’incendio si espande e ti divora per cercare di percorrere su barche, quasi sempre destinate al naufragio, anche pochi kilometri che separino le terre promesse come Lesbo, dalle vicinissime sponde turche, o che finisci in un campo di concentramento tra la Grecia e la Macedonia (Idomeni) o in quell’ammasso mostruoso di profughi nei pressi di Calais, giustamente chiamato giungla, e i tuoi figli abbiano per culla un letto di fango e che tremino e muoiano per febbri, allora capirai che questo è il periodo peggiore che la vita dell’uomo stia attraversando

    Dal quel 13 novembre 2015 ad oggi sono continuate infinite le esplosioni e violenze con centinaia di morti : ad Ankara, in Russia, in Indonesia ed oramai questa antologia non è destinata a chiudersi rapidamente nel corso di questo terribile XXI secolo.

    La nostra situazione sentimentale e spirituale è tra cupezza e speranza: che qualcosa giunga, o Dio della misericordia!!

    L’uomo è sempre pronto a sperare e a credere anche ai segnali più deboli che il quotidiano della storia presenti.

    La scoperta, la cattura, il ferimento di Salah Abdeslam , in un quartiere periferico di Bruxelles, in uno dei quartieri delle grandi città come le banlieue di Parigi, in cui il brodo di cultura degli estremismi, dei radicalismi e, quindi, del terrorismo alimenta e sviluppa il germe della pazzia, ha dato qualche giorno fa un brivido di speranza alla umanità: forse l’intricato percorso del terrorismo internazionale ha trovato una improvvisa frenata, un’onda di resipiscenza, ma purtroppo l‘analisi, immediatamente susseguita nella prosa drammatica, ad es., di Domenico Quirico, che lo scorso anno ha sentito bruciare sulla sua pelle l’orrore del sequestro, cui fortunatamente è scampato, ci fanno immediatamente pentire di quel brivido di ottimismo che ci ha percorso.

    N.B. Non si fa più a tempo a licenziare uno scritto e a ritenere come completa una antologia quando ecco arrivare una nuova notizia di stragi: lo scoppio di due bombe nell’aeroporto di Bruxelles, vicino al banco dell’Air Line, con 11 morti e 30 feriti. Miserere!!

     

    Franco Cianci

     

     

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