Don Francesco Martino, con la de-medicalizzazione nelle ore notturne del 118 e il quasi addio di due camici bianchi effettivi, come valuta l’attuale situazione dell’ospedale Caracciolo di Agnone?
“La situazione al Caracciolo è diventata drammatica. Con la perdita di questi due medici, il nostro presidio ospedaliero si trova in una posizione estremamente delicata. Ma vorrei sottolineare che non è solo il Caracciolo a essere in difficoltà: tutte le strutture sanitarie del Molise stanno affrontando questa crisi endemica, causata da gravissimi errori di programmazione.”
L’arrivo di 9 medici in pensione non è stato sufficiente per far fronte alla carenza di personale. Quali misure concrete sarebbero necessarie nell’immediato?
“L”innesto’ di camici bianchi in pensione è certamente un tentativo di tamponare l’emergenza, ma non risolve il problema strutturale. Ciò che servirebbe, e che abbiamo suggerito inutilmente già un anno fa al direttore generale dell’Asrem, è coordinare la continuità assistenziale con il servizio 118. In pratica, la centrale 118 dovrebbe allertare il medico di continuità assistenziale che, valutata la situazione sul posto, potrebbe accompagnare il paziente in ospedale con l’ambulanza se necessario. Sarebbe una soluzione d’emergenza, ma purtroppo non siamo stati ascoltati.”
Nel suo territorio, molti anziani rinunciano alle cure perché impossibilitati a recarsi altrove. Quali sono le conseguenze di questa situazione per la popolazione dell’alto Molise e del Vastese?
“È una situazione inaccettabile che colpisce i più vulnerabili. Molti anziani, impossibilitati a spostarsi verso altri ospedali più lontani, semplicemente rinunciano a curarsi. Questo significa un peggioramento delle loro condizioni di salute, un aumento delle complicazioni prevenibili e, in ultima analisi, un abbandono da parte del sistema sanitario di intere fasce di popolazione che vivono nelle aree interne.”
Il problema della de-medicalizzazione del 118 ha radici profonde. Può spiegarci come si è arrivati a questo punto?
“Questo problema viene da lontano ed è frutto di un’errata programmazione della Regione Molise, che non si è mai impegnata in un processo di stabilizzazione dei medici del 118. Per anni sono stati solo prorogati contratti libero professionali a partita Iva, senza offrire prospettive stabili. Di conseguenza, molti medici con grande esperienza nell’emergenza-urgenza hanno preferito trasferirsi verso la medicina di base, cercando condizioni lavorative più sicure.”
Lei è molto critico sia verso la classe dirigenziale che verso la classe politica. Chi porta le maggiori responsabilità in questa situazione?
“Come Aned (Associazione nazionale emodializzati, ndr) siamo arrabbiatissimi per quanto sta accadendo. La responsabilità è condivisa: da una parte abbiamo una classe politica miope, incapace di visione a lungo termine; dall’altra una classe dirigenziale dell’Asrem che non prende nemmeno le decisioni ordinarie che potrebbe adottare. Noi segnaliamo problemi e proponiamo soluzioni concrete, ma alla fine si continua a ‘tirare a campare’ senza risolvere nulla, nemmeno le questioni più facilmente risolvibili.”
Quali sono le sue previsioni per il futuro del sistema sanitario territoriale se non si interverrà con urgenza?
“Purtroppo temo che stiamo andando verso una situazione eccezionalmente drammatica. Senza interventi strutturali immediati e un radicale cambio di rotta nella programmazione sanitaria regionale, rischiamo il collasso definitivo dei servizi essenziali nelle aree interne, con conseguenze gravissime per la popolazione, soprattutto quella più fragile e anziana.”