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  • Ospedale di Agnone, scoppia il caso don Francesco Martino

    AGNONE. L’ospedale di Agnone perde, almeno per il momento, una delle sue figure più importanti non solo sotto l’aspetto sociale o religioso, ma soprattutto sotto l’aspetto di preparazione sulle norme attuali relative al piano di rientro. Parliamo di don Francesco Martino (in foto), cappellano ospedaliero, nonché parroco di Belmonte del Sannio, che dal 1 gennaio scorso ha visto sospeso il suo rapporto con l’azienda sanitaria alto molisana e nello specifico con l’ospedale San Francesco Caracciolo. Avuto il testimone da Padre Fulgenzio De Marco, don Francesco ha continuato, da un decennio in qua, la propria opera di padre spirituale ed assistente religioso all’interno della struttura ospedaliera. A quanto pare il gap del rapporto fra il cappellano e l’Asrem dovrebbe essere proprio nel contratto giuridico che lega il prete alla sanità molisana. Don Francesco, infatti, aveva preso il posto di Padre Fulgenzio che essendo Francescano, all’epoca, aveva avuto i placet e sottoscritto l’assunzione con i responsabili Provinciali Cappuccini di Foggia. Con don Francesco Martino, invece, le clausole contrattuali sarebbero dovute essere regolate tra Asrem e Curia Vescovile. Cosa questa sfuggita ai tanti in questi otto anni e più che il cappellano ospedaliero ha svolto quotidianamente la propria attività all’interno del nosocomio altomolisano. E proprio questo lungo periodo, coincidente con la trasformazione, la contrazione ed il ridimensionamento dell’ospedale di Agnone, è necessitato a don Francesco per formarsi, istruirsi, studiare ed acculturarsi in maniera impeccabile e certosina nel campo della “legislatura sanitaria” diventando così, probabilmente, l’unico approfondito conoscitore dei meandri di una normativa complessa ed articolata quale il “diritto sanitario”. Proprio la sua preparazione aveva portato il sacerdote a elaborare e formulare un piano di rientro della spesa sanitaria nel Molise e sui plessi ospedalieri proposto anche al Ministero competente e non scartato, anzi apprezzato, dagli stessi tecnici governativi. Don Francesco è, per molti versi, una spina nel fianco della politica con i suoi molteplici interventi pubblici a difesa degli ammalati, del territorio e del San Francesco Caracciolo. “Attivista” anche nel gruppo de “Il Cittadino C’è” proprio a sostegno e difesa di chi soffre, delle aree interne, dell’ospedale e della sanità di confine fra Alto Molise ed Abruzzo. Insomma un personaggio che per alcuni versi potrebbe anche risultare “scomodo”. E proprio per questo taluni pensano che l’attuale interruzione del rapporto di lavoro potrebbe essere addirittura lo scotto che il sacerdote paghi per le sue critiche esternazioni anche contro la politica imperante. Ma a fugare i dubbi potrebbe essere il rientrare fra i ranghi ospedalieri del cappellano. Se e quando ci sarà. Ma avverrà? O il San Francesco Caracciolo sarà costretto a dire addio definitivamente ad un’altra delle sue figure più rappresentative?. Cosa questa che dipende anche dal Vescovo Scotti, mentre si resta in attesa dell’evolversi della situazione.

    Vittorio Labanca 

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