• Editoriale
  • La patria del tartufo non protegge il suo principale elemento di sviluppo

    Siamo o no la regione italiana che produce tartufo di alta qualità? La nostra provincia era da tempo impegnata fortemente a sostenere il tartufo? San Pietro Avellana si è proposto da molti anni come il paese maggior produttore di tartufo? Se tutto questo è vero, perché nessuno fa niente né a livello regionale, né provinciale e tanto meno a livello comunale? Anzi sul territorio del comune vengono abbattuti alberi, si permette a trattori e ruspe di massacrare il terreno senza che nessuno se ne preoccupi minimamente. Eppure sarebbe sufficiente “copiare” dal vicino Abruzzo, che ha effettuato già da molti anni una precisa mappatura di tutto il territorio regionale identificando con la massima precisione tutte le aree vocate alla crescita del prezioso tubero, così facendo ha permesso ai cercatori ed alle ditte che lavorano quei prodotti di crescere e migliorare le condizioni di vendita della loro produzione.

    Tartufaia2E non si è limitata a questo, ma ha anche stabilito che chiunque voglia operare tagli di aree boschive o addirittura di singole piante, debba prima chiedere l’autorizzazione ad un ufficio regionale il quale concederà la possibilità di intervento solo a patto che non si vada ad intaccare l’equilibrio naturale che facilita la crescita del tubero. La regione Abruzzo ha avuto anche l’accortezza di stabilire una precisa collaborazione con le associazioni di tartufai e questo è il primo passo indispensabile per uno sviluppo corretto ed equilibrato dell’attività e per arrivare a stabilire il marchio DOC qualificato a livello nazionale e internazionale. Attualmente nella regione Molise vige la legge della giungla: ognuno lavora secondo il proprio interesse e senza avere il minimo rispetto né per la natura né per la crescita del tartufo. È indispensabile, invece, che vengano presi provvedimenti con la massima urgenza su questi temi perché effettivamente il tartufo può rappresentare un valido elemento di sviluppo economico anche in considerazione delle pessime condizioni in cui sono state ridotte l’agricoltura in genere e la zootecnia.

    Della provincia è inutile parlare dal momento che non sappiamo se effettivamente opera e se nel futuro avrà il compito di intervenire, siamo in un limbo dal quale non si capisce in che modo usciremo. Speriamo soltanto che venga fatta chiarezza al più presto.

    Per quanto riguarda il comune di San Pietro Avellana possiamo dire sinceramente che avevamo a suo tempo molto apprezzato le dichiarazioni dell’attuale sindaco, prima che lo diventasse, che prometteva di attivarsi per arrivare ad una mappatura dell’intero territorio per gestire al meglio il problema e per evitare tagli indiscriminati dei boschi. Una volta diventato primo cittadino ha dimenticato tutte le buone intenzioni. Certamente alcune scelte possono creare dei malumori in qualcuno, ma chi decide di fare il sindaco deve prima di tutto pensare al bene del paese. Non risulta che abbia fatto particolari pressioni in sede regionale per ottenere quanto promesso, anzi ha continuato a programmare abbattimento di alberi nonostante le entrate derivanti dalla installazione delle pale eoliche. Che senso ha continuare ad organizzare la “sagra del tartufo” o “il treno del tartufo” se non si fa niente per conservare le condizioni indispensabili per lo sviluppo di un patrimonio di grande valore, elargito dalla natura, che tutti ci invidiano?

    Già il paese è impoverito dalla forte riduzione di abitanti, dalla mancanza di occasioni di lavoro e dal costante invecchiamento della popolazione, se togliamo ai pochi giovani rimasti anche la possibilità di migliorare le proprie condizioni attraverso il tartufo il futuro del nostro territorio è destinato al completo abbandono e al decadimento.

     

    Guido Trozzi

    ex consigliere comunale San Pietro Avellana

    ex consigliere Comunità Montana ‘Alto Molise’

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