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  • Quaranta cervi da immettere in zona Montecastelbarone, la trovata di Rosello fa discutere in Alto Molise

    La gestione faunistico venatoria della fauna selvatica in Italia non la fanno i tecnici, come nel resto del mondo, bensì i giudici amministrativi. Nei giorni scorsi infatti il Consiglio di Stato ha bloccato il prelievo selettivo di una manciata di cervi in Abruzzo accogliendo il ricorso delle solite sigle animaliste. Sospesa, dunque, la delibera di giunta regionale n. 509 del 08/08/2024, che prevede l’abbattimento selettivo di appena 469 esemplari di cervo in soli due comprensori del territorio aquilano.

    Primo a sinistra l’assessore e vicepresidente della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente

    «E’ importante che il Consiglio di Stato abbia fissato a stretto giro la data dell’udienza, il 7 novembre, ed attendiamo fiduciosi l’esito, consapevoli che sinora si è alimentata un’interpretazione ideologica del provvedimento e che non abbiamo commesso alcuna forzatura nel prevedere, come in tutte le altre regioni italiane in cui si pratica da decenni la selezione del cervo, una gestione faunistica improntata a metodi scientifici di una specie cacciabile per legge, assolutamente non in via di estinzione e al di fuori di qualsiasi area protetta o parco nazionale».

    Secondo da destra il consigliere regionale Alessio Monaco, sindaco di Rosello

    Così Emanuele Imprudente, vice presidente della Regione Abruzzo e assessore delegato alla Caccia. Ma perché una notizia abruzzese riguarda, e anche da vicino, l’Alto Molise? Perché proprio al fine di evitare quella che considera una «inutile strage» il sindaco di Rosello, Alessio Monaco, che è anche consigliere regionale, ha presentato una richiesta ufficiale per poter ospitare, sul proprio territorio, qualcosa come quaranta cervi. E il territorio di Rosello confina con quello di Agnone, con il bosco di Montecastelbarone per l’esattezza. Il piccolo centro montano appena al di là del confine ospita dal 1997 la Riserva naturale regionale “Abetina di Rosello” e all’interno della stessa è stato realizzato, alla fine degli anni ’90, un recinto di circa quattro ettari che ha ospitato alcuni esemplari di capriolo e cervi provenienti dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Il recinto è rimasto in funzione fino al 2018, poi evidentemente sono finiti i soldi ed è stato chiuso.

    Secondo Monaco nell’ambito del territorio del Medio Sangro la presenza del cervo ha «una densità molto bassa» perché dai dati in suo possesso, su una estensione approssimativa di circa duecento chilometri quadrati, sono attualmente presenti non più di venti esemplari. Dati di cui però Monaco non cita le fonti. Il sindaco spiega che «il carico di bestiame domestico negli ultimi decenni si è ridotto notevolmente e che su gran parte del territorio le coltivazioni sono molto limitate e oltre i seicento metri di quota pressoché inesistenti». Proprio a causa della scomparsa delle mandrie al pascolo «si assiste negli ultimi decenni a un incremento del bosco a discapito delle specie ornitiche legate agli ambienti aperti».

    Una reintroduzione di cervi, invece, «potrebbe limitare l’espansione del bosco mantenendo le aree aperte». Alla luce di queste considerazioni il sindaco e consigliere regionale Monaco ha chiesto alla stessa Regione la disponibilità a «prelevare quaranta esemplari di cervo da liberare nel territorio di Rosello e aree limitrofe». Dentro o fuori dal famoso recinto? Perché non si comprende bene e questo farà intuibilmente la differenza. Perché quaranta cervi, immessi sul territorio libero, non resteranno certo tutti a Rosello, ma si disperderanno nelle zone limitrofe dell’Alto Molise, compreso il bosco di Montecastelbarone, ma anche verso Pescopennataro e Capracotta. Eventualità che preoccupa, per intuibili motivi di competizione trofica e di possibile trasmissione di patogeni, sia gli allevatori che gli agricoltori di zona.

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