L’ex convento delle suore Clarisse, di proprietà comunale dopo le demanializzazioni post-unitarie, fu la seconda sede del Liceo Scientifico, all’epoca parificato, dopo Palazzo Apollonio. Successivamente, fu sede della scuola media e del liceo statale, prima che venissero realizzati i nuovi edifici scolastici. Potrebbe essere considerato come una Casa dell’associazionismo, poiché ospita il Centro Studi Alto Molise, l’Avis, l’Aido e la Scuola di ricamo e uncinetto fondata dall’indimenticabile Rosaria Carosella.
In questa occasione ci interessa parlare delle originali collezioni e degli allestimenti che ospita, curati dall’ex Archeoclub di Agnone, attualmente sede decentrata di Agnone dell’Archeoclub di Termoli, fondato nel 1977 da un gruppo di meritevoli personalità (Maria Barrassi, Mauro Salzano, Lino Mastronardi, Valerio Cereda, don Filippo La Gamba, Pascazio Gerbasi, Teodoro Vincenzo Busico), che si sono fatti promotori di una lunga serie di convegni e mostre. Ci accompagnano nell’interessante visita uno dei decani dell’archeologia locale, Giuseppe Merola, per tutti Pino, pensionato e già esattore comunale, e il figlio Francesco, che ha ereditato la passione e l’entusiasmo per il collezionismo.
In particolare, Francesco ha allestito una raccolta di radio e televisioni d’epoca. La radio più antica è americana, con amplificatore e valvole esterne, risalente al 1929. Seguono numerosi esemplari degli anni ’30, a sviluppo verticale, in legnami pregiati, e altri con la caratteristica forma a fagiolo, provvisti della scala parlante delle emittenti con le relative frequenze e il cosiddetto “occhio magico” per facilitare la sintonizzazione.
Spicca la presenza di numerose radio di produzione italiana, realizzate da aziende ormai scomparse ma rimaste nella memoria collettiva: Radiomarelli, Siemens, Geloso, Phonola, Mivar e tante altre ancora, testimonianza di un’epoca in cui l’industria nazionale esprimeva grande vivacità e spirito imprenditoriale. Non mancano i modelli degli anni del boom economico: le radioline portatili a transistor e a batteria, con le caratteristiche custodie a tracolla, accessorio indispensabile delle gite in montagna o al mare e delle partite di pallone, per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto”.
Nel 1954 arriva la televisione, e anche in questo settore la ricca collezione offre un panorama completo dei vari modelli nella loro successione storica. Con un geniale espediente elettronico, Francesco riesce a far trasmettere su uno schermo di un televisore degli anni ’60 una trasmissione musicale dell’epoca, con personaggi che hanno fatto la storia della televisione italiana.
Una seconda stanza, davvero sorprendente e di grande impatto emotivo, è l’aula del maestro, una fedelissima riproduzione del luogo destinato all’educazione dei bambini durante il Ventennio fascista. La lavagna e i banchi, salvati da Pino da una sicura distruzione, sono d’epoca, così come tutti gli accessori: l’abbecedario e il pallottoliere per fornire i primi rudimenti di lingua italiana e matematica, i pennini ad inchiostro e i calamai con la carta assorbente per eliminare i “baffi”, ma anche le penne d’oca e la cenere setacciata con farina per assorbire l’inchiostro eccedente. Ci sono poi i gessetti e i cancellini di feltro, le carte geografiche alle pareti e, particolare inquietante e oggi inconcepibile da accettare, una robusta bacchetta di legno per le punizioni corporali.
Negli scaffali sono conservati, tra l’altro, un trattato di calligrafia in lingua spagnola risalente al 1640, pagelle d’epoca e i quaderni dei temi del 1871 di Venanzio Gamberale, nonché il timbro del convitto Vittorino da Feltre. E non finisce qui.
Una terza sala raccoglie una notevole quantità di immagini sacre prevalentemente ottocentesche, testimonianza della religiosità popolare, con pezzi originali come un “imparaticcio”, un pezzo di tela utilizzato per imparare l’arte del ricamo, datato 24 marzo 1874, o il libro mastro della ‘Banca La Sannitica’ in liquidazione.
Un’ultima stanza raccoglie ricordi fotografici, oggetti e testi della prima guerra mondiale. Tra questi, troviamo la raccolta di scritti e poesie del mio antenato Guido Ercole Marinelli, morto giovanissimo sul fronte italo-austriaco, autore di una commovente poesia, un vero e proprio inno alla vita scritto da un giovane che avrebbe incontrato la morte pochi mesi dopo, intitolata Invito primaverile. Pino e Francesco hanno tenuto aperte al pubblico le proprie collezioni nel mese di agosto e ricevono, il resto dell’anno, singoli visitatori e visite scolastiche su prenotazione, per chi vuole sperimentare l’esperienza di un affascinante viaggio nel passato.
Italo Marinelli