Neanche il tempo di mettere la firma che di fatto autorizza la settimana corta che arriva, contro la decisione della preside, una raffica di obiezioni da parte di Ferdinando Mancini, della UIL Scuola di Isernia. In una lettera aperta indirizzata alla direttrice dell’ufficio scolastico regionale, ai sindaci di Agnone e dell’Alto Molise, e ovviamente alla preside Camperchioli, il rappresentante sindacale fa notare come «gli alunni, specie quelli delle elementari, vista l’età, non sono pronti a sostenere un monte orario giornaliero particolarmente lungo. Si determinerà, pertanto, una riduzione delle ore effettive e produttive di didattica, perché costringere un alunno in classe per sei ore al giorno riduce di molto le capacità di apprendimento con il rischio di creare disamore verso lo studio e la scuola». Inoltre, secondo il sindacalista, la settimana corta avrà delle pesanti ricadute sul settore dei trasporti.
«Nelle nostre zone di montagna le difficoltà sono centuplicate per gli alunni pendolari dalla situazione climatica, dall’orario dei mezzi e dai tempi di percorrenza. – continua Mancini, che poi, passando ad altro argomento aggiunge – Per di più una tale novità doveva essere comunicata alle famiglie all’atto dell’iscrizione, per dare loro la possibilità di fare una scelta consapevole». Ed è questo, probabilmente, il tema portante dell’obiezione alla settimana corta: perché introdurla ad anno scolastico ormai avviato? Perché non si è prevista questa modalità organizzativa sin dall’inizio? «La cosa strana, per non dire assurda, – insiste Mancini – è che tale strutturazione didattica verrà attuata quasi a metà dell’anno scolastico, in prossimità della chiusura del primo quadrimestre, quando per gli alunni gli impegni diventano più pressanti, scombussolando sia la pianificazione dei servizi di trasporto programmati dai Comuni, sia l’organizzazione delle famiglie e del personale scolastico. Non ci risulta che un cambiamento organizzativo così importante sia mai avvenuto in corso d’anno scolastico. Se c’era la volontà di chiudere la scuola il sabato di doveva cominciare all’inizio dell’anno scolastico, programmando tale opzione già dall’anno scolastico precedente. Il cambiamento in corso d’opera denuncia carenza di idee chiare, considerata l’assenza della mensa scolastica, visto che i minori non possono restare digiuni giornalmente per tante ore». E dopo queste obiezioni di carattere generale, Mancini entra nello specifico della denuncia sindacale citando quelle che lui reputa delle evidenti violazioni al contratto nazionale nella parte che prevede una precisa tempistica per la sessione negoziale della contrattazione integrativa. «Il dirigente non ha mai iniziato tale contrattazione integrativa. Non solo ci troviamo di fronte ad un evidente comportamento di condotta antisindacale, ma alla pretesa della dirigenza di scompaginare da un giorno all’altro l’organizzazione del lavoro dei docenti, personale Ata e delle stesse famiglie».
Comportamento antisindacale della preside, dunque, questa l’accusa di Mancini, che va oltre ipotizzando anche che la settimana corta «potrebbe essere illegale» in base alle normative vigenti e quindi chiede alla direttrice dell’ufficio scolastico regionale Sabatini di intervenire affinché «trionfino il buonsenso e la legalità». La richiesta, in chiusura, è quella di sospendere il provvedimento appena adottato, rinviando l’adozione della settimana corta all’anno prossimo, dando modo a Comuni, alunni e famiglie di organizzarsi per tempo.