«Uscire dalla dimensione difensiva e superare la forma di attendismo dei territori delle aree interne per sperimentare nuove frontiere di innovazione a vantaggio del Paese grazie anche al ruolo attivo del patrimonio comunale per nuovi progetti di sviluppo». Non è una semplice dichiarazione, ma un vero e proprio manifesto politico e amministrativo. Con queste parole il sindaco di Castel del Giudice, Lino Gentile, è intervenuto nei giorni scorsi a Treia, in occasione delle giornate della Soft Economy promosse dalla Fondazione Symbola, nel corso della quarta sessione dal tema “La Ricchezza del bosco: bilanci pubblici, patrimoni privati e beni comuni”.

Sperimentare soluzioni, questo è quello che possono e devono fare i piccoli Comuni dell’Appennino, ed è esattamente quello che sta facendo Castel del Giudice, «frontiera di innovazione a vantaggio del Paese», come ha sottolineato lo stesso sindaco prendendo la parola. E Gentile ha insistito sulla collaborazione tra il pubblico e il privato per innescare processi di rigenerazione territoriale nelle “terre alte”.

«Frammentazione, abbandono e degrado, sia degli immobili che dei terreni possono rappresentare un problema nei piccoli Comuni. – ha spiegato il sindaco – Cosa abbiamo fatto in concreto? Utilizzando le norme previste dal Tuel abbiamo acquisito al patrimonio pubblico dell’ente tutte le stalle abbandonate del paese per trasformarle in un albergo diffuso. Per altri immobili e terreni ci siamo invece dotati di un regolamento comunale che parte da un presupposto fondamentale: i terreni abbandonati e i fabbricati lasciati al degrado diventano “beni di interesse comune” e quindi possono essere attratti al patrimonio comunale. I riferimenti giuridici di questo sono tanti, ma in primis l’articolo 42 della Costituzione che norma la funzione sociale della proprietà e poi la legge sui Piccoli Comuni. Come finanziamo l’acquisizione di questi beni che man mano mettiamo a disposizione? Mediante la vendita derivante dalla gestione dei boschi, che non va a finanziare la spesa corrente, ma quella di investimento, un capitale circolante, un fondo rotativo che si alimenta con la vendita del patrimonio boschivo. Al di là del nostro regolamento comunale, tuttavia, occorre una normativa specifica. I Comuni comunque devono svolgere un ruolo attivo e non passivo in merito alla messa a disposizione di progetti di sviluppo».