«Non è il turismo la panacea di tutti i mali, non serve a molto realizzare il campo da padel che oggi va tanto di moda per fermare lo spopolamento. L’obiettivo è quello di riattivare le comunità nei nostri piccoli centri montani, partendo da chi quei luoghi già li abita. Occorre mettere in campo strategie per far ri-abitare in maniera attiva questi territori». Così Luca Santilli, giovane sindaco di Gagliano Aterno, nell’Aquilano, che recentemente è stato ospite della “Scuola dei piccoli Comuni” di Castiglione Messer Marino, diretta dal professor Rossano Pazzagli dell’Università del Molise.
Riabitare, dunque, questa è la parola d’ordine che a Gagliano Aterno si è trasformata addirittura in un progetto di ri-popolamento delle aree interne dell’Appennino. L’acronimo inventato è “Neo”, ma non ha nulla a che vedere con il protagonista di Matrix. Si tratta invece di “Nuove Esperienze Ospitali“, un progetto a medio e lungo termine che da tre anni è partito nel piccolo centro montano, poco più di 230 residenti. E i primi frutti non hanno tardato ad arrivare: venti nuovi abitanti in pianta stabile, lì a Gagliano Aterno, e cinque nuove attività commerciali, tra cui una libreria e un forno.
«Abbiamo attivato servizi di mobilità leggera, con una navetta per permettere ai residenti di recarsi presso il distretto sanitario, ma anche al cinema o al teatro, per restituire così anche il diritto alla cultura che nei piccoli centri montani sembra cancellato. – ha spiegato il sindaco Santilli – L’infermiere di comunità o la consegna della spesa e dei medicinali a domicilio grazie alla Protezione civile. Abbiamo riscontrato una difficoltà alla fruizione di questi servizi. I residenti sono così disabituati ad avere dei servizi che si sentono in imbarazzo a prendere magari la navetta per andare al cinema o al distretto sanitario. Ripristinare e rifunzionalizzare immobili dismessi e abbandonati, con soldi pubblici; questo funziona e infatti abbiamo creato le condizioni per far aprire sei nuove attività. I vuoti, e penso al patrimonio immobiliare, diventano opportunità, spazi da riempire».
Far stare meglio i pochi residenti, aumentando o in alcuni casi ripristinando i servizi, anche quelli basilari, e poi creare le condizioni per attrarre nuovi abitanti, «generare abitanti» è la frase che utilizza il sindaco Santilli. Nel 2021 a Gagliano Aterno c’era solo un bar, ora ci sono quattro associazioni, stanno aprendo un ristorante, un’attività che organizza noleggio di bici elettriche, arrampicate, escursioni. C’è una radio h24 con studio professionale e venti nuovi abitanti stanziali.
A suggerire e proporre al sindaco il progetto Neo è stata l’associazione “Montagne in Movimento“, della quale fa parte anche la ricercatrice universitaria Giulia Ferrante, in qualche modo “ideologa” del programma. L’idea è semplice, sia pure apparentemente folle: una scuola immersiva di attivazione di comunità e transizione ecologica, che permette ogni anno ad una mezza dozzina di ragazzi e studenti di andare a vivere per sei mesi a Gagliano Aterno. Vivere il luogo e fare ricerca sul campo, sulle tematiche delle aree interne, con il supporto dei dipartimenti universitari; questa la ricetta quasi banale nella sua genialità. L’Università, il mondo della ricerca, i giovani e appassionati ricercatori che tendono una mano al territorio, che propongono studi e progetti. Di questo, in estrema sintesi si è trattato.
E il sindaco si è buttato nell’impresa, ha accettato la proposta della dottoressa Ferrante e ha raggranellato, nelle pieghe del bilancio comunale, i primi ventimila euro per innescare la miccia e avviare il tutto. Poi alcune fondazioni hanno sposato la causa e finanziato altre borse studio. Insomma, la macchina si è messa in moto e Gagliano Aterno oggi non solo fa scuola in termini di lotta concreta allo spopolamento, ma addirittura il progetto si sta allargando a macchia d’olio coinvolgendo altri cinque Comuni della Valle Subequana: Castel di Ieri, Goriano Sicoli, Molina Aterno, Castelvecchio Subequo e Secinaro. E la cosa funziona, visto che il progetto, frutto del lavoro del gruppo di ricerca in antropologia applicata “Mim”, affiliato al Centro universitario GREENGroupe de Recherche en Éducation à l’Environnement et à la Nature dell’Università della Valle d’Aosta, ogni anno richiama tra i quaranta e i cinquanta candidati. Offrono loro una casa, un accompagnamento, tutoraggio e formazione di alto livello in cambio del loro impegno in attività progettuali di supporto. Alla fine del percorso buona parte di questi ragazzi decide di restare sul territorio, arricchendo di competenza e professionalità le aree interne dell’Appennino, come sottolinea lo stesso sindaco Santilli.
Francesco Bottone