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  • Stampa clandestina a Capracotta, proposta shock: «Mendozzi giornalista ad honorem»

    «Sono sconcertato. I giornalisti del Molise dovrebbero autoconvocarsi e proporre di consegnare a Francesco Mendozzi il titolo di giornalista ad honorem». Con queste parole al vetriolo l’architetto Franco Valente entra pubblicamente nel dibattito che si è innescato in questi giorni a Capracotta e nell’intero Molise, alimentato ovviamente dai soliti “esperti” che scrivono sui social solo perché hanno ereditato dall’evoluzione un dito opponibile, in relazione ad un presunto caso di stampa clandestina o di esercizio abusivo della professione giornalistica.

    L’architetto Franco Valente

    Nel mirino della Procura, dopo le intuibili segnalazioni di qualcuno, è finito il “Bollettino della Letteratura Capracottese”, uno stampato di poche pagine contenente «articoli aventi ad oggetto storie del passato, aneddoti ed anche temi attuali riguardanti la vita sociale del Comune di Capracotta». come spiega lo stesso responsabile. Un foglio culturale, dunque, stampato in proprio e distribuito gratuitamente dal curatore Francesco Mendozzi, un appassionato di storia e tradizioni capracottesi e montane più in generale.

    Francesco Mendozzi

    Lo stesso Mendozzi oggi deve rispondere, per sua stessa ammissione, dell’ipotesi di aver esercitato abusivamente la professione giornalistica non essendo infatti iscritto all’albo dei professionisti né dei pubblicisti e avendo dato alle stampe e distribuito il “famoso” bollettino. E uno dei requisiti di un qualsiasi stampato che venga diffuso, appunto, è che ci sia a capo della testata un giornalista iscritto all’Ordine professionale; inoltre la testata deve essere registrata presso il Tribunale competente. Due requisiti di garanzia della libertà di espressione, altro che bavaglio, e di tutela dell’altrui reputazione, perché ci deve essere chi risponde davanti alla legge, in ogni sede, di ciò che viene scritto, stampato e diffuso, altrimenti si scatena il caos, esattamente come avviene oggi sui social. In sostanza la questione è piuttosto semplice da risolvere: basterebbe che Francesco Mendozzi trovasse un giornalista regolarmente iscritto che voglia assumere la direzione del “Bollettino della Letteratura Capracottese”, previa registrazione della testata presso il Tribunale pentro, una operazione banale e nemmeno troppo costosa.

    L’unica altra possibilità è che lo stesso Mendozzi intraprenda il percorso per potersi iscrivere all’albo dei giornalisti pubblicisti, ma è una trafila piuttosto lunga, almeno biennale. Un mero problema tecnico, dunque, cioè la mancanza della registrazione della testata e di un direttore responsabile titolato a farlo, viene improvvisamente presentata come un attentato fascista alla libertà di espressione, arrivando ad invocare anche la carta costituzionale.

    «Il mio intento, dichiarato sin dall’inizio, – ha spiegato Francesco Mendozzi – era quello di fornire un supporto cartaceo a quelle persone che, per età o per mezzi, non riuscivano a leggere i miei articoli sul web. Lungi da me, e chiunque potrà testimoniarlo, che mi sia mai spacciato per giornalista o che abbia fatto credere che lo fossi. Mi occupo, per pura passione, di cultura locale, tanto che a dicembre scorso abbiamo dato vita all’omonima associazione di promozione sociale Letteratura Capracottese APS, arrivata a circa 80 iscritti, e riconosciuta tale dal Registro unico nazionale del Terzo settore».

    Nel profluvio di commenti che hanno seguito l’annuncio sui social di Mendozzi in relazione all’avviso di conclusione indagini e all’ipotesi di esercizio abusivo della professione giornalistica, si grida allo scandalo e si parla di bavaglio e censura. Come se il diritto a pensare e dire o scrivere ciò che si crede possa andare oltre il rispetto della legge stessa o dell’altrui libertà. L’architetto Franco Valente, decisamente meno avventato degli altri commentatori seriali, oltre a suggerire provocatoriamente di concedere il titolo di giornalista ad honorem a Mendozzi, va avanti in una riflessione seria che interessa l’intero mondo giornalistico molisano.

    «I giornalisti del Molise – scrive il noto architetto – dovrebbero fare una ricognizione al proprio interno e cacciare dal proprio sodalizio opportunisti e portaborse politici che offendono la professione di giornalista che io considero l’unica grande attività che consente a noi cittadini indifesi di conoscere le verità antiche e moderne della storia dell’umanità e degli intrighi che si nascondono dietro le facciate dei luoghi del potere». Parole che spingono a riflettere.

    da Primo Piano Molise

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