Un esemplare di camoscio è stato fototrappolato nei boschi al confine tra il territorio comunale di Agnone e quello di Rosello, sul versante del Chietino. Un breve video, realizzato nei giorni scorsi da una delle apparecchiature elettroniche installate dal fotografo naturalista e giornalista pubblicista, Dario Rapino, mostra un esemplare di camoscio in una zona che solitamente non viene considerato l’habitat ideale per la specie.
La “Rupicapra pyrenaica ornata” solitamente vive in ambienti molto più in quota rispetto al bosco di Montecastelbarone e predilige scenari rocciosi. Sicuramente si tratta di un esemplare che si è spostato in Alto Molise provenendo dal non lontano Pnalm. Sono circa settecento i camosci del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), è questo il numero minimo rilevato durante il monitoraggio negli anni scorsi. La popolazione di camoscio appenninico viene monitorata annualmente attraverso conteggi in simultanea, svolti in estate e in autunno, lungo diversi percorsi, ripetuti su due giornate consecutive. Operazioni che tengono impegnati anche cinquanta o sessanta operatori contemporaneamente, tra personale del servizio scientifico, Guardiaparco, Carabinieri forestali e volontari.
Le conte del 2018, ad esempio, hanno restituito un numero minimo (MNA) di 636 camosci di cui 117 nuovi nati, capretti o kid, pari a un tasso di natalità del 18 per cento. Il tasso di sopravvivenza al primo anno è stato del 67 per cento con un totale di 93 animali di un anno, cosiddetti yearling, avvistati, valore analogo a quello riscontrato nelle altre popolazioni in accrescimento. Tutti parametri che mostrano, appunto, una tendenza in crescita della popolazione. E proprio questo potrebbe spiegare la straordinaria prova fotografica realizzata a Montecastelbarone: la necessità, da parte dei camosci, di espandersi e colonizzare nuovi territori. Sicuramente una buona notizia che non fa che confermare l’enorme potenzialità ambientale dell’Alto Molise, anche in termini di fruizione scientifica della natura.