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  • Turismo delle radici, Sciulli: «Sei milioni di arrivi all’anno, la “ri-tornanza” contro lo spopolamento»

    Sei milioni di arrivi l’anno e ricavi stimati in 4,2 miliardi di euro per scoprire i luoghi d’origine. Sono gli effetti del cosiddetto turismo delle radici, quello innescato, anche in Molise, dai discendenti o dagli stessi emigrati, negli anni passati, in altri posti del mondo. «Venti milioni dal Pnrr: per il Paese una risorsa inestimabile» commenta il presidente dell’Anci Molise, Pompilio Sciulli, già sindaco di Pescopennataro.

    «Oltre sei milioni di arrivi l’anno. Anzi, di “ritorni”. Ed è solo il punto di partenza. – spiega il numero uno dell’Anci sul territorio – Si chiama “Turismo delle radici” e spesso rappresenta il viaggio di una vita per chi lo compie. Oltre che una potenzialità, di conoscenza, di cultura, di memoria sicuramente, anche economica, visto che vale 4,2 miliardi sul Pil. Un’offerta turistica rivolta agli italiani residenti all’estero e agli italo-discendenti, alla ricerca delle proprie origini: il bacino di utenza sfiora gli 80 milioni di persone». Un potenziale inestimabile che potrebbe rappresentare l’asso nella manica soprattutto per i piccoli centri montani dell’Alto Molise, spopolatisi, in passato, proprio a causa del flusso di migrazioni verso l’America o altre nazioni del mondo.

    «E il Pnrr non è insensibile, – continua Sciulli – visto che dedica al turismo delle radici ben 20 milioni di euro: Missione 1, componente 3, investimento 2.1, “Attrattività dei borghi”. Il progetto è del ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale guidato da Antonio Tajani, che ha istituito una cabina di regia di cui fa parte l’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni. Vi hanno aderito a centinaia. Si riparte dai borghi. Quelli sotto i cinque mila abitanti, in cui era più forte, nel passato, sentire il bisogno di partire alla ricerca di fortuna nel mondo. – chiude il presidente dell’Anci Molise – Obiettivo: attrarre, riqualificare, produrre, investire. L’orizzonte immediato guarda al 2024, l’anno delle radici italiane nel mondo».

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