AGNONE. “Una burocrazia lenta, macchinosa e irritante, fa sì che 473 donatori della Fidas Agnone continuano a non poter donare sangue”.
Lo denuncia Nicola Capparozza, presidente onorario della Fidas Agnone che dopo il sit – in di protesta promosso il 18 febbraio scorso sotto la sede dell’Asrem a Campobasso, torna a lamentare la mancata riattivazione di un servizio che funzionava alla perfezione con circa 800 donazioni annue. Quello della donazione sangue in Alto Molise è un problema che va avanti dal luglio scorso, quando non è stata rinnovata la convenzione tra l’Asrem e l’associazione Fidas. Il servizio tuttavia è andato avanti a singhiozzo fino a dicembre quando i salassi sono stati definitivamente bloccati per la mancanza di medici Asrem.
“Oggi per poter avere il rinnovo della convenzione da parte della Asrem, come da impegni presi il 18 febbraio scorso – rimarca Capparozza – serve la concessione in comodato d’uso dei locali necessari a poter svolgere i salassi all’interno dell’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone.
Ebbene, nonostante le ripetute promesse fatte da chi di dovere, affinché ci venissero concesse tre stanze nell’ex reparto di Medicina, purtroppo riscontriamo che alle parole non sono seguiti i fatti. Infatti, malgrado gli innumerevoli solleciti, manca ancora l’esatta assegnazione dei tre locali e il documento che attesti l’avvenuta consegna degli stessi da parte dei dirigenti preposti. Un atto, come indicatoci da Asrem – prosegue Capparozza – fondamentale per far sì che i nostri donatori possano tornare a donare sangue in ambienti idonei”.
“Dell’incredibile vicenda abbiamo messo al corrente sia il dottor Celestino Sassi che la dottoressa Wilma Sferra della direzione sanitaria dell’ospedale Veneziale di Isernia. Ad entrambi abbiamo chiesto un aiuto per sbloccare una situazione vergognosa che impedisce a circa 500 donatori di sangue di poter svolgere la loro opera di volontariato. Il nostro grido di aiuto e stato recepito anche da alcuni politici regionali e locali, che hanno manifestato immediatamente la volontà di darci una mano, ma a tutt’oggi attendiamo riscontri. Se entro i prossimi giorni la nostra istanza non troverà risoluzione – avverte Capparozza – saremo costretti a dare indicazioni ai nostri soci che ci chiameranno di rivolgersi, a malincuore, ad altre strutture anche fuori regione, con tutte le ricadute del caso sugli ospedali molisani”.